Sinodo. Mons. Eterovic: si evangelizza ripartendo da famiglie e parrocchie
Le tre settimane di lavori sinodali - come ricordato ieri mattina all'Angelus dallo
stesso Benedetto XVI - permetteranno di trarre nel prossimo futuro indicazioni organiche
per tutta la Chiesa in tema di nuova evangelizzazione. Ma intanto, un primo bilancio
dell'Assise è possibile nelle parole di mons. Nikola Eterović, segretario generale
dell’Assise. Paolo Ondarza l'ha intervistato:
R. - È troppo
presto per fare un bilancio esaustivo. Però, penso che tutti i Padri sinodali siano
grati al Signore per la bella e positiva esperienza di comunione della Chiesa. Molti
mi hanno detto di avere sperimentato che cosa voglia dire essere cattolico. Infatti,
sotto la presidenza del Santo Padre, si sono riuniti i rappresentanti di tutti i continenti,
di tante Chiese particolari. Abbiamo potuto partecipare alle loro gioie, ma abbiamo
anche condiviso i dolori di altre Chiese che sono in difficoltà.
D. - Crede
che questo Sinodo abbia contribuito all’ecumenismo?
R. - Senz’altro. Noi abbiamo
avuto la grazia di ascoltare le parole del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, e anche
dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana, come
pure quelle dei degni rappresentanti che sono venuti qui in qualità di delegati fraterni
di tante Chiese e comunità ecclesiali. Anche loro hanno ascoltato gli interventi del
Santo Padre e dei Padri sinodali. Certo, ci sono ancora delle difficoltà, ma ognuno
deve cercare di andare avanti secondo lo Spirito Santo che ci guida per conoscere
sempre meglio Gesù e per essere sempre di più una sola cosa.
D. - Si può provare
a tracciare concretamente un esempio di nuova evangelizzazione proposto?
R.
– Nell’Aula del Sinodo, è stato sottolineato l’influsso e l’importanza della famiglia
e della parrocchia. Mantenendo i valori tradizionali di entrambe, bisogna cercare
modi nuovi per aiutare la famiglia che, in questo momento, si trova sotto attacco
da diverse parti. Ma bisogna cercare nuovi modi per evangelizzare la gente nelle parrocchie,
non accontentandosi solo di quelli che le frequentano, ma anche andando alla ricerca
di altre persone, che magari hanno ricevuto il sacramento del Battesimo, ma che non
sono praticanti.
D. - Il Papa ha espresso soddisfazione, ha ringraziato per
lo svolgimento di questo Sinodo, per tutto ciò che ne è emerso e per come esso è stato
organizzato…
R. - Il Santo Padre è veramente il Pastore universale della Chiesa.
Ha potuto sperimentare l’amore, il rispetto, la vicinanza dei vescovi del mondo, in
qualità di vescovo di Roma. Lui stesso ha potuto incoraggiare i Pastori, soprattutto
quelli che si trovano nei Paesi in cui i cristiani sono in difficoltà, a continuare
ad annunciare la Buona Notizia anche in mezzo alle sofferenze, alle persecuzioni,
perché la Croce, per noi cristiani, è la via della Risurrezione.
D. - Tre settimane
di lavori per un Sinodo largamente partecipato, visto anche il numero dei Padri sinodali
presenti. Dietro tutto questo c’è un lavoro “silenzioso” di preparazione, di assistenza.
Vogliamo spendere qualche parola su questo?
R. - C’è una grande preparazione
soprattutto spirituale attraverso la preghiera. Poi, c’è l’aspetto tecnico che dipende
in buona parte da noi, dalla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. È un lavoro
molto esigente, delicato, che abbiamo potuto fare grazie all’ausilio di buoni collaboratori
e come sento dire, sembra lo abbiamo fatto abbastanza bene. Questo è importante, perché
in questo Sinodo in tutto eravamo circa 450. Ringrazio anche tutti i gli addetti alla
logistica, grazie ai quali i Padri sinodali si sono sentiti come a casa. Si è creato
un ambiente squisito di comunione, di partecipazione, di amicizia. E questo si percepiva
in ogni momento, anche in questi aspetti tecnici non così essenziali, ma importanti
per il buono svolgimento dell’Assemblea sinodale.