Inaugurato dall’economista Zamagni l’Anno accademico della Pontificia Facoltà Auxilium
di Roma
Con un forte richiamo perché l’Università torni ad essere luogo di educazione e non
solo di formazione, Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica all’Università
di Bologna, ha inaugurato il nuovo Anno accademico alla Pontificia Facoltà di Scienze
dell’Educazione “Auxilium” di Roma. La prolusione di Zamagni, dal titolo “Economia,
lavoro, educazione: tra crisi e nuove opportunità”, ha cercato di chiarire perché
la cosiddetta “emergenza educativa” sia diventata centrale in quest’ultimo quarto
di secolo. Ripercorrendo la storia dell’istituzione universitaria, Zamagni ha evidenziato
come l’attuale crisi di educazione affondi le radici in un rapporto scuola-lavoro
che non si basa più sulla separazione tra “studio” e “potere”, ma su una relazione
sempre più stretta tra i due poli, perché si formino persone competenti, capaci di
vincere la gara del mercato. Zamagni ha sottolineato l’importanza di mettere al centro
uno spirito di cooperazione e non di competizione, per preparare persone che rispondano
a un criterio di “occupabilità” e non solo “di produzione e di prodotto”. L’educazione,
secondo Zamagni, “dovrebbe occuparsi non solo delle norme e dei mezzi, ma anche dei
valori e dei fini”, per fornire “a una generazione giovane, e non solo, sempre più
smarrita gli strumenti per scegliere”. “Un progetto educativo non deve separare la
verità dal bene, in quanto la ricerca della verità ha come obiettivo la conoscenza
del bene. Per cui, dovremmo arrivare a educare persone buone e non solo formare i
bravi”. Ha poi concluso, con l’invito a scorgere nelle incertezze del tempo presente
uno spiraglio di opportunità per un domani migliore”, citando il detto di Sant’Ambrogio
"Felice è il crollo, se la ricostruzione renderà più bello l’edificio". Nella sua
relazione annuale, la preside della Facoltà, Pina Del Core, si è chiesta che “Cosa
fare, quali strategie mettere in atto e quali sinergie realizzare in rete con altre
istituzioni per ripartire dalla centralità di alcune questioni di fondo, dalla centralità
della persona e dei suoi bisogni formativi, come la ricerca di senso della vita, la
domanda di realizzazione e di felicità, la sete di verità e di sapienza della vita?
Cosa fare per non continuare a sprecare risorse, intelligenze, opportunità e insieme
una buona parte del futuro delle giovani generazioni?”. La vera sfida, ha osservato
la prof. Del Core, è quella di continuare a credere in una missione culturale che
Benedetto XVI ha chiamato “servizio di carità intellettuale”, perché non si tratta
tanto di comunicare contenuti, di trasmettere saperi o sviluppare competenze e abilità,
ma di formare la persona, “l’uomo nuovo”, il professionista competente, il cittadino
attivo, il credente impegnato. (R.G.)