Cambogia. Mons. Schmitthaeusler: “Un nuovo slancio missionario anima i giovani”
“I giovani cambogiani si rendono conto di essere apostoli e sono consapevoli che l’evangelizzazione
non è una prerogativa riservata a sacerdoti e religiosi. E’ la speranza di Cristo
in noi e che noi vogliamo dare al mondo”: lo afferma in una nota inviata all’agenzia
Fides mons. Olivier Schmitthaeusler, vicario apostolico di Phnom Penh, fra i partecipanti
al Sinodo. Parlando della “nuova evangelizzazione”, nel contesto cambogiano, mons.
Schmitthaeusler sottolinea che “il Vangelo non si diffonde attraverso il proselitismo,
ma per contagio”. La Cambogia – spiega il presule – ha vissuto nella sua storia recente,
dopo la stagione dei Khmer rossi, una “situazione di prima evangelizzazione”. La cosa
più importante, ricorda, è “toccare il cuore”. Infatti, “per i cambogiani, come per
molti popoli asiatici, la parola cuore è ovunque nel linguaggio usato per esprimere
i sentimenti. Questo è ciò che Gesù ha fatto: ha toccato il cuore”. Mons. Schmitthaeusler
è convinto che bisogna “tornare all’esperienza delle prime comunità cristiane, che
vivevano la semplicità del Vangelo”. E ricorda che, quando arrivò nella sua prima
parrocchia, c’era solo un cristiano. Iniziando a leggere e condividere regolarmente
il Vangelo con un piccolo gruppo, dopo dieci anni i fedeli battezzati sono divenuti
140 e continuano ad aumentare. Anche se i cristiani in Cambogia sono “un piccolo gregge”
(circa il 2% della popolazione), sono comunque “molto dinamici e felici di essere
nella Chiesa”. Nel Paese, ci sono oltre 50 fra Congregazioni e movimenti ecclesiali
diversi, e questo, per il vicario, è un buon segno: “La Chiesa permette a tutti di
esprimere il proprio carisma, nell'unità”. Ed è una ricchezza anche per l’evangelizzazione.
(A.L.)