2012-10-27 07:55:36

Siria: tregua violata dopo il grave attentato di ieri sera a Damasco


La Siria non conosce tregua. Ieri nel primo giorno di cessate il fuoco ci sono stati cortei pacifici, ma poi un’autobomba esplosa a Damasco ha fatto strage, tra le vittime anche diversi bambini. Per i ribelli sarebbero un’ottantina i morti. Il servizio di Marina Calculli: RealAudioMP3

Non è durata più di poche ore la tregua negoziata tra l’esercito e i ribelli in Siria. La festa musulmana del Sacrificio, iniziata ieri, non sarà dunque celebrata in pace, come in tanti speravano. A mezzogiorno le forze fedeli a Assad hanno ripreso a sparare contro “terroristi” (i ribelli nel linguaggio del regime) che, secondo la TV di Stato avevano attaccato i militari a Dara’, Idleb e Deir al-Zor. Si è combattuto intensamente anche nella base di Wadi Daef, nei pressi di Maaret al-Nouman, una città assediata da diverse settimane. Ad Aleppo, inoltre, cinque membri dell’esercito siriano libero, entrati nel quartiere kurdo di Achrafieh, sono stati uccisi da militanti del PKK, alleati di Assad. Ma la rottura definitiva della tregua è stata sancita in serata da un’autobomba che esplodendo a Damasco ha provocato 5 morti secondo il regime, molti di più secondo i residenti: esattamente come il 12 aprile scorso, quando l’allora emissario internazionale Kofi Annan aveva visto in poche ore infrangersi l’illusione di una tregua che pure era stata sottoscritta da tutti. E Lakhdar Brahimi, responsabile di questo accordo, per ora non ha rilasciato commenti.
Intanto, sul fronte umanitario, aiuti alimentari sono stati inviati lo scorso mese in Siria per un milione e mezzo di persone. Lo ha annunciato il Programma Alimentare Mondiale dell’Onu, che denuncia anche una situazione di forte criticità per la gestione dell’emergenza. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Vicky De Marchi, portavoce dell’organismo: RealAudioMP3

R. - E' una situazione difficile per l’altissimo numero di persone coinvolte. Difficile, perché la popolazione si sposta frequentemente, da un posto all’altro: c’è gente che da Homs è andata ad Aleppo e da Aleppo è dovuta ritornare in altri luoghi. Difficile è trovare anche i mezzi e gli autisti, che vogliano attraversare queste zone di conflitto e difficile perché la situazione è effettivamente drammatica.

D. – La fragile tregua entrata in vigore, può aiutare effettivamente a una migliore distribuzione di aiuti alla popolazione, così come avete auspicato voi nei giorni scorsi?R. – Sì, ci sono 25 mila persone che noi dovremmo riuscire a raggiungere con razioni alimentari in questi quattro giorni. Quindi, una speranza che sicuramente non solo noi, ma anche chi sta cercando di negoziare per uno sbocco diplomatico della crisi, sta monitorando con grande attenzione.

D. – Una situazione a parte, poi, è la gestione della crisi per quanto riguarda i bambini, che sono tantissimi: sono rimasti imprigionati all’interno di un Paese che è in guerra totale…

R. – Sì, la condizione dell’infanzia è particolarmente drammatica: ci sono moltissimi bambini, che si trovano in questi centri pubblici di accoglienza, si tratta in genere di ex scuole o altri luoghi collettivi. Moltissimi sono anche i bambini, la popolazione infantile, tra i rifugiati, ad esempio: in Libano si calcola che il 75% dei rifugiati siriani sia composto da bambini e da donne. Lavoriamo anche con l’Unicef, per assistere l’infanzia.

D. – Il vostro obiettivo, nel dicembre 2011, era quello di soccorrere 50 mila civili. Siete arrivati ad un milione e mezzo. Avete in previsione di aumentare ulteriormente gli aiuti?

R. – Diciamo che la previsione c’è sicuramente, se la situazione rimane così drammatica: ci sarà un aumento di bisogni, le persone che hanno necessità – secondo le stime Onu – di una qualche forma di aiuto umanitario in Siria, sono due milioni e mezzo. C’è, quindi, ancora un gap da colmare: non tutte le persone hanno bisogno necessariamente di aiuto alimentare, però sono sicuramente molte. Crescono anche i bisogni delle popolazioni rifugiate: attualmente, noi assistiamo circa 120 mila persone, però, prevediamo che, da qui alla fine dell’anno, saranno quasi mezzo milione le persone rifugiate che noi dovremo assistere, con cibo o con buoni o anche con denaro, affinché possano poi comprare del cibo.

D. – Ora, quello che temete è anche l’arrivo dell’inverno, che potrebbe essere un ulteriore grande problema, per la gestione delle emergenze…

R. – Sì, certo. Diciamo che, la condizione climatica è sempre un elemento di deterrenza. Uno dei problemi più grandi, anche per la popolazione siriana intrappolata nel conflitto, è il fatto che sono aumentati molto i prezzi dei beni alimentari sul mercato. Ma, soprattutto, è aumentato moltissimo il costo del carburante: sia quello del gas per cucinare, che si trova quasi solo al mercato nero, con un aumento del prezzo del 400%; sia del petrolio etc. Ad esempio, noi – proprio per far fronte a queste emergenze e garantire che gli aiuti umanitari possano continuare ed i camion possano viaggiare – abbiamo creato un deposito di carburante, per le agenzie umanitarie, a Damasco. Quindi, questo sicuramente, con l’approssimarsi dell’inverno, è un ulteriore rischio per le popolazioni.













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