Il cardinale Wuerl: la nuova evangelizzazione non è una strategia, ma il modo di essere
della Chiesa
L’Elenco finale delle Proposizioni è stato presentato stamani nella Sala Stampa vaticana.
Sono intervenuti all’evento il cardinale Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington
e relatore generale al Sinodo, mons. Pierre Marie Carré, arcivescovo di Montpellier
e segretario speciale all’assemblea sinodale e mons. Józef Michalik,arcivescovo
di Przemyśl e presidente della Conferenza episcopale polacca. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
Dalle Proposizioni
del Sinodo emerge uno sguardo positivo per l’impegno della nuova evangelizzazione:
è quanto affermato dal cardinale Wuerl che ha tenuto a sottolineare lo spirito di
unità che ha contraddistinto i lavori dell’assemblea sinodale. L’arcivescovo di Washington
ha quindi aggiunto che la grande sfida per la Chiesa è ora proprio nel portare avanti
l’impegno della nuova evangelizzazione in un tempo segnato dalla secolarizzazione.
Ma chi sono dunque oggi i nuovi evangelizzatori?
“That’s everybody. So it
talks about families, it talks about young people …” “Sono tutti – ha detto
il cardinale Wuerl – Quindi, la nuova evangelizzazione riguarda le famiglie, i giovani.
Riguarda chiunque, nell’ambito della Chiesa, sia impegnato in questa opera”. Le Proposizioni,
ha aggiunto, devono far capire che la nuova evangelizzazione non è solo un impegno
temporaneo, ma una condizione permanente della Chiesa:
“The new evangelization
is just not a programme …” “La nuova evangelizzazione – ha ribadito - non è
semplicemente un programma, ma un modo di vedere il mondo che ci circonda ed un modo
di invitare le persone ad aderire al Vangelo. Tutto questo può prendere diverse forme”.
Volutamente, ha detto perciò il cardinale Wuerl, “siamo stati cauti nel suggerire
come questo avrebbe potuto ‘funzionare’, perché ciascuna Conferenza episcopale vorrà
mettere in pratica la nuova evangelizzazione secondo le proprie tradizioni e secondo
la propria valutazione della situazione specifica”. Quindi, parlando dei giovani,
ha detto che non bisogna ritenerli solo come quelli che devono essere evangelizzati
ma anche come degli evangelizzatori. Pensiero, questo, su cui si è soffermato anche
mons. Michalik, presidente dei vescovi polacchi:
“Con i giovani bisogna
avere il coraggio di essere molto chiari, radicali. Però, il radicalismo cristiano
non esiste senza l’amore, senza la comprensione, senza la pazienza. Con un contatto
umano, più umano il campo per l’evangelizzazione è più aperto”.
Dal canto
suo, mons. Carré ha sottolineato che, al cuore della nuova evangelizzazione, c’è l’incontro
con il Signore, un incontro da incoraggiare nelle difficoltà dei nostri tempi. I relatori
si sono, infine, trovati d’accordo nel mettere l’accento sul ruolo della bellezza
artistica, musicale, culturale quale via per annunciare il Vangelo. Né, infine, hanno
mancato di indicare come fondamentale, in un mondo complesso come quello di oggi,
il dialogo tra la Chiesa e il mondo scientifico.