Scattata la tregua in Siria, ma sul terreno ancora scontri
Alle 5,30 del mattino, ora locale, è ufficialmente scattato in Siria il cessate-il-fuoco
promosso dall'inviato speciale di Nazioni Unite e Lega Araba, Lakhdar Brahimi per
la Festa musulmana del Sacrificio che si protrarrà per quattro giorni. Ma ieri sul
terreno ancora scontri. Migliaia di siriani fuggiti in Libano in cerca d'un riparo
dalle violenze nel loro Paese sono tornati nelle ultime ore in Siria per il timore
sempre piu' concreto che la tensione contagi il vicino Paese dei Cedri, mentre il
presidente Assad è tornato ad apparire in video. Sentiamo Marina Calculli:
La tv siriana
trasmette le immagini del presidente Bashar al-Assad che prega in moschea. Dopo una
notte di combattimenti, le armi sembrano tacere. Comincia oggi infatti la tregua negoziata
tra i ribelli e l’esercito sotto l’egida dell’emissario internazionale Lakhdar Brahimi.
Le due parti si sono impegnate a rispettare il cessate il fuoco fino alle fine della
festa musulmana del Sacrificio. Per Brahimi, che porta avanti “una strategia dei piccoli
passi”, il periodo della tregua, se essa verrà rispettata, sarà l’occasione per dare
impulso agli sforzi diplomatici. La giornata di ieri, tuttavia, non ha certo costituito
un buon preludio. Secondo l’osservatorio siriano per i diritti umani cento persone
sono morte. I ribelli sono entrati per la prima volta nel quartiere di Achrafieh ad
Aleppo, un’area a maggioranza kurda, dove in virtù di un accordo tacito né l’esercito
né i ribelli erano mai entrati. Dalla commissione di inchiesta ONU sulla Siria si
leva intanto un nuovo monito contro i crimini di guerra. La magistrata Carla del Ponte
ha chiesto ad Assad di essere ricevuta a Damasco.