2012-10-25 15:07:13

Siria: dubbi e speranze per l’inizio della tregua, ancora scontri sul terreno


La comunità internazionale guarda con speranza e non poche perplessità alla tregua in Siria che inizia domani e durerà tre giorni, in occasione della Festa islamica del sacrificio. Lo stop temporaneo agli scontri armati, fortemente voluto dall’Onu, è stato accettato dal governo di Damasco e numerosi gruppi ribelli, e tuttavia continuano le violenze anche in queste ore. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

In Siria, si attende con trepidazione l’inizio della tregua tra le forze di Damasco e gli oppositori al regime. Tuttavia, le speranze di un reale cessate-il-fuoco permangono flebili. Lo stesso inviato dell’Onu e della Lega Araba, Brahimi, ha affermato infatti che si tratta di un “piccolo passo” che non si sa nemmeno se verrà rispettato. Dal canto suo, mentre la Russia auspica che la tregua si realizzi, l’amministrazione americana si dice invece scettica sulla reale volontà di Assad di rispettare la promessa. A rendere particolarmente difficile la tregua, programmata da domani, è il protrarsi delle violenze sul terreno: solo ieri sarebbero state oltre 120 le vittime degli scontri, mentre stamani si registrano già almeno cinque morti nei pressi della capitale siriana. Alcune fonti locali, poi, affermano che i ribelli avrebbero espugnato un quartiere strategico di Aleppo.

Nelle ultime ore, intanto, la commissione Onu di inchiesta sulla Siria ha annunciato di aver richiesto un incontro con il presidente Assad. Uno dei membri della Commissione, Carla del Ponte - già procuratore presso il Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia - ha detto di voler individuare i responsabili politici e militari dei crimini contro l'umanità commessi in Siria. Anche i cristiani continuano ad essere vittime della guerra: stamani è stato ritrovato il corpo senza vita di un prete ortodosso, a nord di Damasco, poco lontano dal luogo dove era stato rapito nei giorni scorsi da un gruppo armato non meglio identificato. Gli abitanti del quartiere dov’è la parrocchia del sacerdote accusano le forze lealiste di averlo rapito, per poi presentare il crimine come commesso da fondamentalisti islamici.







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