Siria: dubbi e speranze per l’inizio della tregua, ancora scontri sul terreno
La comunità internazionale guarda con speranza e non poche perplessità alla tregua
in Siria che inizia domani e durerà tre giorni, in occasione della Festa islamica
del sacrificio. Lo stop temporaneo agli scontri armati, fortemente voluto dall’Onu,
è stato accettato dal governo di Damasco e numerosi gruppi ribelli, e tuttavia continuano
le violenze anche in queste ore. Il servizio di Alessandro Gisotti:
In Siria, si
attende con trepidazione l’inizio della tregua tra le forze di Damasco e gli oppositori
al regime. Tuttavia, le speranze di un reale cessate-il-fuoco permangono flebili.
Lo stesso inviato dell’Onu e della Lega Araba, Brahimi, ha affermato infatti che si
tratta di un “piccolo passo” che non si sa nemmeno se verrà rispettato. Dal canto
suo, mentre la Russia auspica che la tregua si realizzi, l’amministrazione americana
si dice invece scettica sulla reale volontà di Assad di rispettare la promessa. A
rendere particolarmente difficile la tregua, programmata da domani, è il protrarsi
delle violenze sul terreno: solo ieri sarebbero state oltre 120 le vittime degli scontri,
mentre stamani si registrano già almeno cinque morti nei pressi della capitale siriana.
Alcune fonti locali, poi, affermano che i ribelli avrebbero espugnato un quartiere
strategico di Aleppo.
Nelle ultime ore, intanto, la commissione Onu di inchiesta
sulla Siria ha annunciato di aver richiesto un incontro con il presidente Assad. Uno
dei membri della Commissione, Carla del Ponte - già procuratore presso il Tribunale
penale internazionale per l'ex-Jugoslavia - ha detto di voler individuare i responsabili
politici e militari dei crimini contro l'umanità commessi in Siria. Anche i cristiani
continuano ad essere vittime della guerra: stamani è stato ritrovato il corpo senza
vita di un prete ortodosso, a nord di Damasco, poco lontano dal luogo dove era stato
rapito nei giorni scorsi da un gruppo armato non meglio identificato. Gli abitanti
del quartiere dov’è la parrocchia del sacerdote accusano le forze lealiste di averlo
rapito, per poi presentare il crimine come commesso da fondamentalisti islamici.