2012-10-25 15:49:27

Informale tregua tra Hamas e Israele grazie alla mediazione egiziana


Sarebbe già stata violata la tregua informale siglata ieri tra Gaza ed Israele grazie alla mediazione dell’Egitto. Alcune fonti di stampa riferiscono di colpi di mortaio da parte di miliziani palestinesi contro il Negev. Intanto, le autorità israeliane non hanno commentato le accuse lanciate dal Sudan di aver compiuto un raid sul proprio territorio e di aver causato la morte di due persone. Obiettivo dell’attacco una fabbrica di armi, secondo Israele dal Paese africano transiterebbero munizioni verso la Striscia di Gaza. Di questo Benedetta Capelli ha parlato con Tiberio Graziani, presidente dell’Isag, Istituto di Alti Studi in Geopolitica, e direttore della rivista “Geopolitica”:RealAudioMP3

R. – Sta accadendo qualcosa di nuovo, perché gli attori locali sono un po’ cambiati nell’ultimo anno. Adesso abbiamo l’ingresso, ad esempio, del Qatar nelle questioni palestinesi e israeliane. Questo attacco rientra un po’ in una tradizione, ormai da un paio di anni, forse dal 2009, Israele dal punto di vista geo-strategico ha ritenuto e ritiene il Sudan un territorio particolare perché prossimo all’Egitto, dove c’è stata la cosiddetta primavera araba e dunque un cambio di governo. E’ un Egitto che, agli occhi di Israele, non sembra più affidabile come qualche tempo fa. Quindi, si può leggere questa iniziativa di Israele anche come una pressione nei confronti dell’Egitto, ma anche, molto probabilmente, come un segnale che viene dato all’Emiro del Qatar che alcuni giorni fa ha fatto la sua visita ufficiale come capo di Stato proprio nella Striscia di Gaza.

D. - Segnale di che tipo?

R. – E’ un segnale di presenza militare di fronte ad un Qatar, che cerca di entrare nelle dinamiche della relazione tra Israele e Gaza. Noi sappiamo che dall’Emiro del Qatar sono stati promessi ad Hamas tra i 250 e 400 milioni di dollari per la ristrutturazione e l’ammodernamento della Striscia di Gaza. Questo è pericoloso per Israele che così avrà vicino una Striscia di Gaza che si sta ammodernando. Non è da escludere che Hamas possa anche ammodernare il proprio sistema di armamenti e questo, chiaramente, pone Israele in una condizione di preoccupazione.

D. – L’Egitto sarebbe anche il tramite per il transito delle armi verso la Striscia di Gaza, ma allo stesso tempo si propone come mediatore tra Israele e Hamas. Sono cose legate tra loro?

R. – Sì, sono cose che potrebbero essere legate tra loro. A mio avviso, c’è qualche elemento in più. Oltre al Qatar, come attore nuovo sulla scena, ci sono anche le elezioni negli Stati Uniti, alleato tradizionale di Israele nella zona e alleato tradizionale dell’Egitto. Quindi, c’è un po’ un gioco delle parti a mio modo di vedere. C’è una sorta di riposizionamento dei vari attori locali. Però, la cosa interessante è anche il fatto che in questa mediazione o presunta mediazione dell’Egitto non ci sono più attori occidentali. Questo accordo di cui si parla è un passo in avanti per l’Egitto stesso, perché inizia di nuovo a dire la sua su un argomento che invece negli ultimi anni era un argomento di discussione soltanto delle grandi potenze, quindi degli Stati Uniti.

D. – Quindi, da Mubarak al nuovo governo egiziano, nato dalla "primavera araba", cresce sempre questo desiderio di ritagliarsi un ruolo all’interno della trattativa tra Israele e la Palestina?

R. – Sì, certamente, questa volta però questo ruolo viene ritagliato non soltanto appoggiandosi all’Arabia Saudita, ma appoggiandosi pure al Qatar, questo nuovo Paese emergente sul piano della diplomazia e anche sul piano militare. Sappiamo infatti che il Qatar ha aiutato la ribellione e i ribelli in Libia e adesso in Siria.







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