Il federalismo fiscale non decolla. Comuni penalizzati
Sono più di 8 mila i comuni italiani, istituzioni antichissime, spesso primo punto
di riferimento per tanti cittadini. Eppure i tagli effettuati dai governi al bilancio
pubblico, in questi anni hanno colpito soprattutto le municipalità. Alessandro
Guarasci ne ha parlato con Walter Tortorella, direttore del Centro Documentazione
dell’Anci, che ha scritto “Lo stato dei comuni” edito da Marsilio
R. – C’è pochissimo
federalismo per quello che riguarda i comuni. Non avendo autonomia finanziaria, le
amministrazioni comunali, di fatto, non hanno quello spazio, non destano quella preoccupazione
che invece hanno fatto destare le consulte regionali. Questo perché ovviamente le
amministrazioni regionali avevano anche autonomia di denaro e disponibilità di denaro,
cosa che non succede per le amministrazioni comunali. Sono anni che i comuni chiedono
un federalismo che vada oltre la parte squisitamente di delega, di funzioni e servizi
ma anche la possibilità di avere risorse a disposizione per i propri cittadini.
D.
- L’impressione è che i cittadini si rivolgano sempre più ai comuni per avere servizi
di welfare. Le risorse sono però sempre molto limitate. Si riesce a far fronte davvero
ai bisogni dei cittadini?
R. – Siamo ormai vicini al punto di rottura, sono
quattro anni che la spesa in welfare per le amministrazioni e i comuni in particolare,
che sono in prima linea, è al palo. E’ stato annullato, annientato il fondo che veniva
dall’amministrazione centrale in materia di spese sociali. Quindi oggi la situazione
è che i comuni non riescono in moltissimi casi a far fronte a quelli che sono i bisogni
primari, ovvero sia asili nido, assistenza agli anziani, in particolare, che sono
i due grandi problemi dei comuni.