2012-10-24 16:42:43

Sudafrica. Licenziati 23 mila minatori in sciopero. Padre Baldan: il Paese è in crisi


In Sudafrica oltre 23 mila minatori sono stati licenziati in seguito agli scioperi, non autorizzati, per l’aumento del salario. Ieri la multinazionale Gold Fields ha annunciato un provvedimento in tal senso nei confronti di 8500 lavoratori. Oggi invece scade l’ultimatum della Harmony Gold, produttrice di oro, che ha chiesto ai suoi 5.400 dipendenti in sciopero di tornare al lavoro entro giovedì. Intanto 8 minatori, 4 ieri, sono stati arrestati dalla polizia perché ritenuti responsabili dell'uccisione di 10 persone durante la protesta nella miniera della Lonmin a Marikana ad agosto. Lo sciopero innescò l’irruzione della polizia che uccise 34 uomini. Sulla situazione attuale, Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente in Sudafrica il padre comboniano Fabio Baldan, direttore della diocesi di Witbank, regione di Mpumalanga:RealAudioMP3

R. – Quel che normalmente succede dal punto di vista umano è che mentre da una parte i minatori sono in generale pagati un po’ meglio di altri lavori, il problema è che molti di loro non risiedono nelle vicinanze della miniera, fanno una vita da terribile andando su e giù dai loro Paesi, anche lontani centinaia di chilometri e per salvare un po’ il denaro vivono in catapecchie attorno ai siti estrattivi. Questa situazione porta a un degrado umano considerevole e si creano aree di disagio molto forte. E in questi momenti a volte sono sfruttati dal punto di vista politico e poi esplodono rivolte violente.

D. – Chi sta sfruttando questa situazione?

R. – Questo momento particolare, questo disagio è sfruttato dai partiti. Siamo in un momento di transizione forte perché a dicembre ci sarà la conferenza nazionale dell’African National Congress e quindi si vedrà se verrà confermato il presidente Zuma, oppure se ci sarà un cambio. C’è una lotta interna anche a livello di sicurezza e di polizia che ha portato a questa situazione drammatica e alle stragi che ci sono state a Marikana e adesso ai problemi che ci sono nelle varie miniere.

D. – Si parla anche di problemi tra i sindacati…

R. – Quello che sta succedendo adesso è che il segretario generale dell’associazione di tutti sindacati, la Cosatu - che è anche parte dell'alleanza di governo - partecipando alle negoziazioni è andato a riferire a un gruppo di minatori in sciopero e il risultato è stato che l’hanno mandato via a sassate. C’è veramente una situazione di tensione. Ci sono anche dei sindacati alternativi che non sono schierati con nessun partito. E adesso hanno l’appoggio della maggioranza dei minatori. In questo momento, la Cosatu e i sindacati, l’associazione dei minatori, il Num, stanno cercando di riprendere il controllo ma ci sono grosse tensioni. Non bisogna dimenticare che a Marikana le prime tensioni sono state tra i rappresentanti dei sindacati.

D. – Però, rimane preoccupante questa decisione delle multinazionali di licenziare di fatto più di 23 mila e 500 persone: è un numero enorme…

R. – Probabilmente sono di più. Questi numeri si riferiscono soprattutto ai due grossi gruppi dell’oro e delle miniere di Platino. Ci sono anche altre miniere che seguendo le altre si stanno comportando più o meno nella stessa miniera. Il problema è che tutti gli scioperi sono cosiddetti non autorizzati. Nel corso degli ultimi mesi, ci sono state negoziazioni fra multinazionali minerarie e sindacati e si era raggiunto un certo accordo. Di solito sono accordi che durano dagli uno ai tre anni che prevedono un certo aumento salariale per ogni anno.

D. – Perché allora se c’era accordo sulla contrattazione, sono partiti gli scioperi dopo quelli di Marikana?

R. – Perché il risultato pratico di Marikana è che i minatori, dopo la strage, hanno avuto un aumento del 20-22% in media, che è senza precedenti. Questo ha scatenato tutta una di scioperi. Ora qualche gruppo ha avuto profitti, qualche altro non li ha avuti, negli ultimi giorni sono ripresi i negoziati, a porte chiuse, e questo ha prodotto un irrigidimento delle posizioni delle miniere e al licenziamento di queste 23 mila persone.

D. - Persone definitivamente licenziate?

R. - In alcuni casi il licenziamento è stato moratorio, di 24 ore, e molti sono tornati indietro e quindi molto probabilmente riceveranno di nuovo il lavoro. Però, c’è un grosso numero che è in pericolo perché ufficialmente e legalmente sono stati licenziati.

D . – Per capire: quanto guadagna un minatore al mese?

R. - Nelle miniere di oro e diamante, che hanno più profitto, quando uno comincia a lavorare il minimo salario è di circa 5 e 6 mila rand, quindi 5-600 euro. I minatori hanno chiesto un salario minimo di 12 mila 500 rand, 1.250 euro più o meno.

D. – Il costo medio della vita, il salario medio del Paese, intorno a quanto si aggira?

R. – Non è facile stabilirlo. Il salario minimo di chi lavora nelle fattorie, nei campi è di circa 1.500, 1.600 rand, 150 euro. Questo vale anche per i lavoratori domestici, quando sono pagati al minimo, però ci sono ancora moltissimi casi dove ricevono di meno. Il Sudafrica al momento è il Paese dove c’è la maggiore disparità tra i ricchi e poveri, e questo è un problema che il governo sembra non essere disposto a trattare con serietà.

D. – Questo perché il Paese vive un momento di transizione politica?

R. – C’è tutto il discorso della transizione e c’è un grandissimo problema di critica al governo, perché i servizi stanno peggiorando. Oltre ai minatori, ci sono centinaia di altre forme di protesta di gruppi civili, di comunità intere, perché la corruzione e altri problemi impediscono il normale andamento della vita. Per esempio, c’è tutta una regione dove le scuole non hanno ricevuto libri di testo, se non adesso a fine anno scolastico. Ci sono grandi problemi di assistenza sanitaria… Quindi le tensioni vanno ben al di là delle proteste nelle miniere.

Ultimo aggiornamento: 25 ottobre







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