2012-10-24 16:58:40

La gestione trasparente dei beni della Chiesa e la corresponsabilità dei laici in un convegno a Roma


Una Giornata internazionale di studio sul tema “Trasparenza finanziaria e corresponsabilità dei fedeli nella Chiesa”: si è tenuta ieri a Roma alla Pontificia Università della Santa Croce. Scopo dell’iniziativa promossa dal Gruppo interuniversitario Case (Corresponsabilità Amministrazione e Sostegno economico alla Chiesa) è riflettere, alla luce di alcune esperienze concrete e di principi teorici, su come migliorare la gestione dei beni della Chiesa, ma anche favorire la responsabilità dei fedeli nel contributo alle sue esigenze economiche. Della necessità di trasparenza si parla molto, oggi, in politica come in economia. Ma in che modo la Chiesa si sente coinvolta in questo processo? Adriana Masotti lo ha chiesto a mons. Mauro Rivella, membro del Gruppo Case:RealAudioMP3

R. - La trasparenza oggi è un’esigenza molto sentita da parte dell’opinione pubblica e in questo la Chiesa non può esimersi dal fare la propria parte. Non c’è nessuna ragione per cui la Chiesa debba nascondere ciò che è e ciò che fa, perché ciò che si raccoglie come le risorse e tutte le disponibilità materiali economiche che ci sono, sono finalizzate a realizzare l’opera di evangelizzazione e l’azione di carità della Chiesa. In questa giornata di studio, ci siamo raccontati tre esperienze molto interessanti. La prima, la gestione dei beni e la rendicontazione delle risorse in una parrocchia americana. La seconda, l’esperienza della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo - un ente ecclesiastico, una fondazione religiosa – di come affronta la questione della raccolta delle risorse, e di come fa capire ciò che si è raccolto e il modo in cui viene utilizzato. Terzo, la gestione della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, cioè come a livello comunicativo, si è spiegato ai fedeli, agli spagnoli in un contesto non facile, come i soldi venivano raccolti e venivano utilizzati.

D. - Dalla Chiesa ci si aspetta onestà, chiarezza, efficacia quando gestisce soldi e strutture come ospedali, istituti, parrocchie, diocesi… Che cosa può fare in più la Chiesa per rispondere adeguatamente a queste attese?

R. - Io credo che la Chiesa faccia già molto e la generosità dei fedeli è la prima riprova di questa azione. Da parte sua la Chiesa può contraccambiare questa fiducia favorendo il più possibile la conoscenza dei dati reali circa la dimensione della raccolta e il modo di gestire questi beni.

D. - Fermiamoci a livello di parrocchia. C’è qualcosa da cambiare nella gestione, ad esempio nel consiglio parrocchiale…

R. - Gli adempimenti e gli obblighi anche di ordine amministrativo e fiscale a cui una parrocchia è soggetta aumentano di giorno in giorno. Non c’è nulla da perdere ad affrontare con chiarezza queste dimensioni favorendo il più possibile il coinvolgimento dei laici. La mia esperienza personale è quella che esistono nelle comunità parrocchiali laici impegnati, competenti e disponibili. Il parroco deve guardare a loro con la massima fiducia.

D. – Ma qual è la situazione attuale? C’è questa disponibilità o ci sono resistenze in questo senso?

R. - No, io non credo che esistano delle resistenze. È un cambiamento di mentalità che viene chiesto a tutti. Ai sacerdoti viene chiesto di dare fiducia ai propri laici; ai laici viene chiesto un atteggiamento di maggiore maturità. Se ci sentiamo corresponsabili della comunità, non soltanto abbiamo il diritto di sapere come vanno le cose, ma abbiamo anche il dovere di coinvolgerci.

D. - Sappiamo che è molto frequente sentire accusare la Chiesa di essere ricca. Come spiegare il possesso dei beni da parte della Chiesa? Cosa giustifica questo suo essere in mezzo agli affari umani, terreni?

R. - Sulle ricchezze della Chiesa c’è molta mitologia e fantasia. Ci sono molti beni, ma quello che il Signore ci dice e che la realtà ci insegna a fare, è utilizzarli nel modo migliore. Proverei a capovolgere il ragionamento: ci conviene una Chiesa povera, cioè una Chiesa priva di strumenti, incapace di agire di fronte alle necessità dei tempi correnti, o ci interessa una Chiesa capace di essere presente dove ci sono le necessità? Tutto quello che noi abbiamo deve essere totalmente destinato ai fratelli.

D. - Veniamo all’altra parola sottolineata nella giornata di oggi “corresponsabilità” dei fedeli. Si parlava prima dell’informazione, ma anche dare il proprio contributo al sostentamento della Chiesa, fa parte di questo nuovo processo?

R. - Certamente. Uno dei doveri di fondo dei fedeli è sovvenire alle necessità della Chiesa. Ma non è un dovere estrinseco, non si tratta di un’imposizione, di un tributo che grava sui fedeli; è ciò che avviene in ogni famiglia. Se paragoniamo la Chiesa a una famiglia, quale dovrebbe essere e realmente è, ciascuno deve farsi carico delle esigenze della comunità. Credo che una visione sanamente rinnovata della Chiesa alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, ci mette esattamente in questa linea: una comunità si assume le responsabilità, si fa carico dei propri doveri, si apre missionariamente al mondo, e allora il sostenere la vita della Chiesa diventa un dovere, un impegno.

Ultimo aggiornamento: 25 ottobre







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