Germania: inaugurato monumento in ricordo dell’olocausto di Rom e Sinti
Inaugurato ieri a Berlino, in Germania, un monumento in ricordo dell’olocausto di
Rom e Sinti durante la seconda guerra mondiale. La cerimonia, alla presenza di alcuni
superstiti e della cancelliera tedesca Merkel, la quale sul suo canale Youtube ha
sottolineato “l’importanza di coltivare la cultura della memoria”. L’avvenimento rappresenta
l’occasione per riflettere su questo particolare aspetto della persecuzione nazista.
Eugenio Bonanata ne parlato con Brunello Mantelli, docente di Storia
Contemporanea all’Università di Torino:
R. – E’ molta
la dimenticanza dell’opinione pubblica, ma in realtà sono usciti in Germania - ma
non solo e anche in Italia – studi pregevoli sulla persecuzione di Rom e Sinti. Quello
che si può dire è che la persecuzione di Rom e Sinti è stata ricondotta alla dimensione
della persecuzione degli asociali, data la marginalità sociale di Rom e Sinti, trascurando
quindi la dimensione razziale. Invece, entrambe le cose, procedevano parallele.
D.
– Perché venivano perseguitati i Rom e i Sinti?
R. – Originariamente, prima
del nazismo, in tutta Europa c’era una sorta di ostilità verso Rom e Sinti per la
loro marginalità sociale, che li faceva sostanzialmente identificare con persone che
vivevano di espedienti. Nel caso del Terzo Reich, questa marginalità sociale venne
ricondotta ad una dimensione razziale: Rom e Sinti - dicevano - si comportano in modo
– tra virgolette – asociale e questo, a loro avviso, dipendeva da un dato razziale.
Questo è il processo di "razzizzazione" che il Terzo Reich applica anche a categorie
di oppositori politici o a figure come quelle degli omosessuali. Se sono diversi è
perché sono razzialmente impuri. Questo è il principio.
D. – Quanti furono
quelli sterminati dai tedeschi?
R. – Questa cosa è abbastanza complessa da
definire, perché mentre gli ebrei erano cittadini della Germania o degli Stati occupati
e quindi avevano i documenti ed erano registrati alle anagrafi, i Rom e i Sinti, in
quanto nomadi, non erano ben registrati oppure si spostavano di continuo. Ragionevolmente
una stima di 200 mila è significativa. Le stime vanno da 80 mila a 200 mila: diciamo
che 200 mila può essere una cifra significativa e vicina alla realtà.
D. –
Provenivano da quali Paesi?
R. – Diciamo da un po’ tutti i Paesi occupati,
con prevalenza dall’Europa Centro-orientale e dalla zona balcanica. Ci fu una persecuzione
anche in Italia e attualmente c’è una ricerca di dottorato, in corso, di una mia allieva,
in cui ha dimostrato come il regime fascista abbia avuto una propria politica di persecuzione
di Sinti e Rom, che sfocia poi anche nella deportazione di alcune decine di Sinti
e Rom italiani, definiti anche come italiani o residenti in Italia, nonostante le
difficoltà di cui dicevo prima. Quindi anche l’Italia non è fuori da questo cono d’ombra.
D. – C’è un campo di concentramento che è stato – diciamo così – maggiormente
utilizzato per i Rom e i Sinti?
R. – Sicuramente Auschwitz-Birkenau. Una sezione
di Birkenau fu utilizzata proprio come campo per famiglie Rom e Sinti dell’Europa
centro-orientale.