Usa: critiche dei vescovi per una sentenza contro il matrimonio tra uomo e donna
La normativa federale che tutela solo il matrimonio inteso come unione fra un uomo
e una donna, è “discriminatoria e non sostanzialmente collegata a un importante interesse
dell’amministrazione pubblica”. Ad affermarlo è una sentenza di una Corte di appello
americana che è stata prontamente criticata dai vescovi degli Stati Uniti, i quali
ribadiscono che ogni tentativo di ridefinire il matrimonio tradizionale “contraddice
i diritti fondamentali” delle persone. I giudici sono intervenuti in merito all’applicazione
della “Defense of Marriage Act” (Doma, in sigla), la legge federale promulgata nel
1996 nella quale si afferma che con il termine matrimonio si intende “solamente una
unione legale tra un uomo e una donna”. A contestare la Doma, attualmente oggetto
di un ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti, era stata un’anziana donna, Edith
Windsor, secondo la quale essa è discriminatoria nei confronti delle coppie non sposate
in materia di diritti di successione. In una nota pubblicata venerdì e ripresa da
“L’Osservatore Romano”, il presidente del Sotto-Comitato per la promozione e la difesa
del matrimonio della Conferenza episcopale (Usccb), mons. Salvatore J. Cordileone,
parla di una sentenza “ingiusta e deludente”. L’arcivescovo di San Francisco ricorda
ancora una volta che il riconoscimento del matrimonio quale unione fra un uomo e una
donna “è fondato sulla nostra natura”, come dimostra l’anatomia dei nostri corpi,
e che questo riconoscimento “vincola le nostre coscienze e leggi”. La nota sottolinea
inoltre che in gioco è la tutela di un diritto fondamentale: quello di ogni bambino
ad essere accolto e cresciuto, per quanto possibile, da una madre e un padre in una
famiglia stabile”. Mons. Cordileone conclude evidenziando che “il bene pubblico esige
che il significato e lo scopo intrinseco del matrimonio sia difeso dalla legge e dalla
società”. Attualmente sono sette gli Stati dell’Unione che hanno legalizzato le unioni
omosessuali: New York, Connecticut, Iowa, Massachusetts, New Hampshire, Vermont e
District of Columbia (in quest’ultimo caso la legge firmata lo scorso febbraio dal
governatore attende di essere confermata da un referendum il prossimo novembre). (L.Z.)