Sinodo. Il Patriarca Béchara Raï: in Libano, i cristiani siano ponte di pace
La situazione nel Medio Oriente è stata, in questi giorni, al centro dell’attenzione
dei Padri sinodali. Al Patriarca di Antiochia dei maroniti, mons. Béchara Boutros
Raï, il nostro inviato al Sinodo Paolo Ondarza ha chiesto una riflessione
sulla tensione in Libano a seguito dell’attentato di venerdì scorso in cui hanno perso
la vita otto persone tra cui il capo dell’intelligence del Paese:
R. – Sono molto
dispiaciuto per questo attentato. Il motivo si conosce: Al Hassan, il dirigente dei
servizi segreti ucciso venerdì scorso, aveva scoperto un complotto che avrebbe provocato
molti danni, orchestrato con materiali esplosivi, trasportati da un ex ministro dalla
Siria in Libano. Era venuto a conoscenza di questo e l’ha denunciato. Ha dovuto vivere
fuori dal Libano nell’ultimo periodo: gli avevano infatti consigliato tutti di non
tornare, perché era stato minacciato. Appena tornato, dopo nemmeno 24 ore, è stato
assassinato. Da chi, ancora non lo sappiamo. Il grande conflitto in Libano e nella
regione è tra musulmani sunniti e sciiti. Io personalmente, dopo aver ricevuto la
lettera del Santo Padre, mi sono consultato con il presidente della Repubblica libanese
e ho rivolto due appelli per la pacificazione, per chiedere maggiore saggezza, perché
quanto avvenuto sia interpretato in maniera corretta. Anche il presidente ha indetto
una consultazione per valutare se sia necessario far cadere il governo o meno: infatti,
attualmente, il primo ministro è sunnita e qualcuno teme possa avere legami con la
Siria o con l’ambiente sunnita. Ma ancora non è affatto detto che siano stati i siriani
a provocare l’attentato: non possiamo fare un’affermazione di questo genere. Ora,
comunque, pare che la situazione stia tornando tranquilla.
D. – Non teme,
quindi, che la situazione possa degenerare?
R. – La situazione è veramente
molto critica a causa della Siria: tutto si ripercuote sul Libano, specialmente il
fatto che in Siria si sta andando verso un sanguinoso conflitto tra sunniti, che sono
la maggioranza, e il regime alawita, che è in minoranza. In Libano, ci sono sia sunniti
che alawiti, e i problemi siriani si ripercuotono anche qui. Inoltre, i libanesi sono
divisi tra loro: i sunniti sono contro il regime. Gli sciiti con il regime. Il conflitto
è di natura politica, se rimarrà dentro questo ambito presto tutto tornerà alla normalità,
se invece tale confine sarà oltrepassato – cosa che non credo – la situazione potrebbe
degenerare.
D. – I cristiani come vivono questa situazione?
R. – Alcuni
si sono alleati con i sunniti, altri con gli sciiti: non ideologicamente, ma a causa
delle alleanze politiche. Ma noi li invitiamo a fare da ponte: i cristiani dovrebbero
essere un ponte tra sciiti e sunniti, perché questo conflitto riguarda tutta la regione.
D.
– Qual è il suo auspicio in questa sede del Sinodo?
R. – Noi abbiamo bisogno
di persone che richiamino alla pacificazione, alla riconciliazione, alle soluzioni
diplomatiche, perché oggigiorno diversi Stati fomentano la violenza e incitano alla
guerra, pagano, inviano armi, sostengono politicamente questa parte o l’altra. E’
bene invece che si ascolti l’appello alla pace da parte del Santo Padre e del Sinodo.
Ci affidiamo a Dio: Egli è il Maestro e il Padrone della Storia.