Cinquant’anni fa la crisi di Cuba. L’impegno per la pace di Giovanni XXIII
Ricorre in questi giorni il 50.mo anniversario della crisi di Cuba, uno dei momenti
più drammatici del XXI secolo, in cui il mondo sfiorò pericolosamente il rischio di
una Terza Guerra Mondiale. Ad impegnarsi senza sosta per risolvere la crisi nucleare
tra Mosca e Washington fu Giovanni XXIII, che inviò una lettera a Kennedy e Krusciov
e rivolse un accorato appello per la pace ai microfoni della Radio Vaticana. Dalla
crisi di Cuba nacque poi l’ispirazione per l’Enciclica Pacem in Terris che
il Beato Roncalli firmò nell’aprile del 1963. Il servizio di Alessandro Gisotti:
E’ il 22 ottobre
1962. Il presidente americano, John F. Kennedy, si rivolge alla nazione attraverso
la televisione. L’annuncio è drammatico: navi sovietiche si dirigono verso Cuba per
armare con testate atomiche le installazioni presenti sull’isola caraibica a poche
decine di chilometri dalle coste statunitensi. La crisi è iniziata in realtà il 15
ottobre, dopo che un aereo spia americano U2 ha svelato la presenza di postazioni
missilistiche a Cuba. Sono giorni di tensione spasmodica, il mondo sembra precipitare
nel baratro di un conflitto nucleare devastante. Da una parte, il presidente americano
mette in quarantena l’isola, dall’altra il leader sovietico Krusciov sembra intenzionato
a non ritornare sui suoi passi. In questa situazione di stallo, interviene con tutta
la sua forza morale e spirituale Giovanni XXIII. Anzi, è lo stesso Kennedy a chiedere
al Beato Roncalli di fare da ponte con il Cremlino, come ricorda lo storico Agostino
Giovagnoli:
“Il presidente americano Kennedy riteneva che un appello
del Papa avrebbe potuto sbloccare la situazione. Naturalmente, Giovanni XXIII fu molto
toccato da questa richiesta: sentì la responsabilità di agire ed agì attraverso un
messaggio, un invito pubblico alla pace. Successivamente, la crisi si risolse felicemente”.
Un
messaggio che il Papa rivolge con parole accorate dai microfoni della nostra emittente.
Un appello vibrante che tocca le coscienze di milioni di persone, senza distinzione
di credo religioso:
“Pace! Pace! Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione.
Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità.
Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così
al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili
conseguenze”.
Colpisce inoltre che la crisi di Cuba esploda proprio nei
giorni in cui il mondo guarda con rinnovata speranza al futuro grazie all’inizio del
Concilio Vaticano II, voluto con forza proprio da Giovanni XXIII. Ancora il prof.
Giovagnoli:
“Nel cuore e anche nel magistero di Giovanni XXIII, il Concilio
e la pace erano due temi strettamente uniti. Se ricordiamo il famosissimo 'Discorso
della luna', pronunciato la sera dell’11 ottobre 1962, c’è il senso emozionato di
Giovanni XXIII davanti a un avvenimento che gli pareva talmente grande, per la sua
portata mondiale, da creare una novità anche sul piano dei rapporti tra tutti gli
esseri umani e, dunque, anche sul piano della pace”.
L’esperienza drammatica
della crisi di Cuba convince ancor più Giovanni XXIII dell’urgenza di un rinnovato
impegno per la pace di tutte le persone di buona volontà. Da questa consapevolezza,
nasce - nell’aprile del 1963 - l’Enciclica Pacem in Terris, quasi un testamento
spirituale di Angelo Roncalli, che morirà dopo solo due mesi:
“La Pacem
in Terris è uno straordinario documento, frutto anche di un lavoro piuttosto
complesso. Il Papa stesso intervenne, personalmente, nella redazione, proprio perché
si trattava di qualcosa di nuovo, che era difficile esprimere e che invece il Papa
voleva fosse chiaro a tutti”.