Napoli: fiaccolata anticamorra. Don Patriciello: la gente non si arrende alla criminalità
Duemila persone hanno partecipato domenica sera a Marianella, quartiere di Napoli,
alla fiaccolata organizzata da 20 parrocchie per ricordare Pasquale Romano, il giovane
ucciso per errore dalla camorra alcuni giorni fa. “Non abbiamo paura, giustizia per
Lino”: lo hanno gridato tante volte le persone presenti. Rivolgendosi agli assassini,
il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, li ha chiamati “condannati a
morte in questa vita e nell’altra”. “La gente non si arrende”: ribadisce al microfono
di Benedetta Capelli, don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano,
a nord di Napoli, da anni impegnato nella lotta alla camorra:
R. - La gente
non si sta arrendendo alla camorra: le persone perbene di questi territori sono degli
eroi e questo deve essere detto a chiare lettere, ad alta voce. Sono persone che meritano
la medaglia, la medaglia d’oro, perché il loro vivere in queste zone è veramente difficile.
Io ho scritto un articolo per “Avvenire” sulla morte di Lino, in cui dicevo: “E’ possibile
morire a Napoli, una città nella nostra Italia, perché hai comprato la macchina dello
stesso colore del boss? A Napoli si muore perché hai la sfortuna di somigliare al
figlio di un altro boss”. Questo è un assurdo! E’ qualcosa di assurdo! L’altro giorno,
sono stato ai funerali di Lino e c’era anche il Coordinamento campano dei familiari
delle vittime innocenti… Vedere la figlia di Silvia Ruotolo, vedere i fratelli e le
sorelle delle persone che sono morte… sono tante, è una cosa impressionante. E’ possibile
che noi moriamo anche per andare a bere un caffè al bar?
D. - Si muore per
tanti motivi che possono essere futili: ma si spera per cosa allora?
R. - Si
spera per che cosa? Io l’ho scritto mille volte. C’è stato un giovane della mia parrocchia
che è stato arrestato qualche giorno fa. Questo giovane andò in galera quando di anni
ne aveva appena 18: io l’ho seguito in carcere, sono andato a trovarlo fino a quando
non ha avuto i domiciliari. Era veramente - e questo lo posso dire - un giovane ben
intenzionato a cambiare e chiedeva un aiuto, un lavoro minimo. Ma non ha trovato niente.
Subito è arrivata questa “mano nera”, che è sempre là, a offrire l’aiuto. La camorra
si sostituisce allo Stato: quando tu non hai niente da dar da mangiare ai bambini
e qualcuno ti dà la possibilità di avere il pane, in quel momento tu il pane lo prendi.
Io sono un prete ed è normale che io dica: “C’è uno Stato. Noi amiamo lo Stato, noi
amiamo la libertà”. Noi viviamo in questa zona, chiamata anche "terra dei fuochi",
terra dei veleni, dove le istituzioni mancano: non c’è un aggancio, non c’è un aiuto.
Anche noi parroci facciamo tante cose belle. Ieri, io ho celebrato quattro Messe e
ogni Messa era affollatissima, sono passate migliaia di persone per la chiesa. La
Messa dei bambini, alle 10, era uno spettacolo, alla Messa delle 8 c’erano almeno
5-600 persone. Tutte queste persone noi possiamo metterle insieme, perché loro ci
credono. Noi possiamo fare qualche cosa, ma dateci un agganciio. Facciamo tanto, ma
poi ci manca un aggancio... Se viene nella mia parrocchia, la mia parrocchia sembra
un dispensario: la gente viene a prendere un po’ di pasta la sera. Immagini che fino
a pochi anni fa erano le donne che venivano: adesso arrivano i papà, che si vergognano
pure… Le bollette da pagare le portano in parrocchia.