Sinodo. Il cardinale Sistach: la nuova evangelizzazione parli il linguaggio dell’amore
La nuova evangelizzazione, come ricordato da Benedetto XVI, è rivolta principalmente
alle persone che, pur essendo battezzate, si sono allontanate dalla Chiesa. L’indebolimento
della fede in Paesi storicamente legati al Cristianesimo è dunque oggetto di riflessione
da parte dei Padri sinodali in queste settimane di lavori in Vaticano. Lo conferma
il card.Lluis Martinez Sistach, arcivescovo di Barcellona. Paolo
Ondarza lo ha intervistato:
R. – La nuova
evangelizzazione è assolutamente necessaria. Oggi dobbiamo annunciare Gesù e il suo
Vangelo a tutte le persone, in un momento in cui - almeno, nell’Occidente europeo
– poche persone vanno a Messa. Dobbiamo uscire dalle chiese e andare lì, dove si trovano
le persone e imparare a conoscere anche il contesto socio-religioso e culturale del
nostro mondo. Siamo chiamati a trovare i metodi, il linguaggio e l’ardore necessario
per annunciare Gesù.
D. – Una sfida per l’Europa, per il Vecchio Continente,
depositario dei valori cristiani ma che sembra averli dimenticati. Quali le frontiere
di questa sfida?
R. – Sì: ci sono tante persone che vivono come se Dio non
esistesse. La secolarizzazione è forte. Ma l’uomo, la donna conservano ancora un senso
religioso, sono alla ricerca del senso della vita. Dobbiamo credere nella presenza
di Dio scritta nel profondo dei cuori dell’uomo e della donna, perché Dio lavora forse
più di quanto noi pensiamo. C’è un linguaggio che penso che tutti capiscano, ed è
il linguaggio dell’amore. Perché il linguaggio dell’amore è compreso da tutti? Perché
tutti vogliono essere amati e amare!
D. – Oggi la sfida che si pone di fronte
al mondo occidentale è quella del relativismo, più volte indicata anche dal Papa,
e questo fa sì che quando si annuncia il Vangelo, e lo si annuncia presentandolo come
la verità, si viene identificati come arroganti, presuntuosi …
R. –
Sì, e questa è una difficoltà importante. Noi proponiamo il messaggio di Gesù con
fiducia, e lo facciamo per due ragioni: perché amiamo molto Gesù. Gesù ha dato la
sua vita, il suo sangue sulla Croce, è morto e risorto, per la salvezza di tutti
gli uomini e le donne, per l’umanità. E per questo noi vogliamo che tutti conoscano
il messaggio di Gesù. Poi c’è anche un’altra ragione: noi amiamo i nostri fratelli
e vogliamo offrire loro il meglio di ciò che abbiamo ricevuto: il tesoro della fede,
il tesoro della salvezza, quello che Gesù ci ha dato. Per questo noi vogliamo annunciare
il messaggio di Gesù. E dobbiamo farlo con convinzione, affinché quelli che ci ascoltano
dicano: “Questa gente ci crede davvero, e lo vive, anche!”. Credo che anche la crisi
economica che stiamo vivendo induce tante persone a riflettere. Quella del relativismo
sarà la strada migliore per l’umanità? Il fatto che ciascuno possa fare della propria
vita quello che vuole, che non ci sia un ordine … questo è buono o non è buono? E
dove conduce tutto questo? Ci ha condotto certamente all’egoismo, all’individualismo,
a cercare ciascuno il proprio vantaggio prescindendo dagli altri … Penso quindi che
anche la crisi economica induca a pensare che questa non possa essere la strada.
D.
– Si vive un momento di disorientamento a causa della crisi: manca il lavoro, non
ci sono più riferimenti, anche da un punto di vista politico … la Chiesa in questa
fase storica di disorientamento, rappresenta un punto di riferimento?
R. –
Sì, e questo per due ragioni. La prima è perché la Chiesa, attraverso le parrocchie
e le Caritas, fa molto per le persone e le famiglie che hanno tante e gravi necessità;
fa molto per i poveri, ai quali il mondo non guarda. E poi la seconda ragione è che
la Chiesa annuncia un messaggio di austerità, di rigore, di conversione, di abbandono
dell’egoismo, di invito alla ricerca del bene di tutti …
D. – Qui al Sinodo
è stata ribadita anche l’importanza del rilancio di alcuni Sacramenti, in particolare
quello della penitenza, definito il Sacramento della nuova evangelizzazione
…
R. – Certamente, perché se non c’è la conversione del cuore non può esserci
vera evangelizzazione. E’ molto importante questo sacramento perché ci aiuta a riconoscere
la nostra debolezza e la misericordia di Dio. Nel Sacramento della penitenza c’è anche
una dimensione antropologica molto importante: la verità della persona umana, del
peccato originale e delle sue conseguenze, della salvezza di Dio, della misericordia
di Dio, dell’amore di Dio che perdona.