Preoccupazione per Siria e Libano: la riflessione di padre Samir
Un appello al governo siriano e ai ribelli affinché proclamino un cessate il fuoco
unilaterale. È quanto richiesto dall'inviato di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi,
in occasione dell’incontro di stamani con il presidente siriano Assad. Sul terreno
intanto è violenza senza fine: 31 morti e decine di feriti ad Aleppo. Colpito anche
un quartiere cristiano di Damasco: 13 le vittime accertate. Infine resta altissima
la tensione con Libano, dove oggi, a Beirut, migliaia di persone parteciperanno ai
funerali di Wissam al Hassan, capo dell'intelligence morto nell’attentato di venerdì
scorso. Il servizio di Marco Guerra:
“Mi rivolgo
a tutti in affinché cessino le ostilità e che questa tregua sia rispettata a partire
da oggi o da domani”. A margine dei colloqui con il presidente Assad, l’inviato
dell’Onu Brahimi lancia l’ennesimo appello per un cessate il fuoco che lasci spazio
ad una soluzione diplomatica del conflitto. Un’esortazione che, a parole, è stata
raccolta dal capo di stato siriano che ha espresso sostegno ad ogni iniziativa basata
sul rispetto della sovranità; ma che nei fatti è viene smentita dalle violenze che
proseguono sul terreno. Oggi due attentati hanno scosso Aleppo e Damasco. Nella capitale
almeno 30 persone sono state uccise da un’auto bomba fatta esplodere nel quartiere
cristiano di Bab Tuma. Ma a tenere con il fiato sospeso la comunità internazionale
sono le diverse ripercussioni regionali del conflitto in Siria. Oggi in Libano è massima
allerta: miglia di persone stanno affollando il centro di Beirut per i funerali del
capo dell’inteligence Hassan, ucciso venerdì scorso in un attentato che, secondo molti
Paesi, va attribuito alla volontà del governo siriano di destabilizzare tutta l’area.
L'opposizione libanese ha affermato che i funerali saranno un'occasione per protestare
contro "il macellaio Assad", mentre l’esercito presidia le strade per evitare il contatto
tra manifestanti di opposte fazioni.
Fabio Colagrande ha raccolto il
commento di padreSamirKhalilSamir, docente di Storia
della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut:
R. – La prima
vittima è stato un ministro dell’intelligence molto bravo, assai giovane –
aveva 46 anni – ci si aspettava molto da lui. Era un musulmano sunnita. E’ triste,
ma questa purtroppo è la situazione del Medio Oriente e del Libano. Speriamo solo
– e preghiamo – che questo attentato non produca ulteriori attentati, che la cosa
si fermi qui e che la Siria possa ritrovare, con l’aiuto di Brahimi Lakhdar e altri
“Brahimi” un po’ di pace, almeno una tregua, per riflettere sul futuro: questo è quello
che conta, anche per noi in Libano, che la Siria ritrovi la sua sicurezza e la sua
normalità. Questa situazione crea tanti problemi anche altrove, e soprattutto per
la gente della Siria. Anche per questo il Santo Padre ha deciso di inviare una delegazione
per sostenere, per portare il sostegno del Sinodo alla popolazione della Siria, dando
anche un contributo materiale per aiutarla.