Egitto-Etiopia: tensione per la gestione delle acque del Nilo
Tensioni crescenti tra Egitto ed Etiopia sono state svelate negli scorsi giorni da
un documento pubblicato dal sito Wikileaks. A dividere i due Paesi, dissidi sulla
gestione delle acque del Nilo, materia regolata dal 2011 da un nuovo accordo, e tornata
d’attualità anche con l’indipendenza del Sud Sudan, che potrebbe cambiare gli equilibri
della regione. Davide Maggiore ne ha parlato con Emanuele Fantini, ricercatore
dell’Università di Torino ed esperto dell’area:
R. – A lungo,
la gestione delle acque del Nilo è stata regolata da un Trattato del 1959 tra Egitto
e Sudan, che tutelava in particolare i diritti dello “Stato a valle”, ovvero dell’Egitto.
Questo Trattato ignorava i diritti dei restanti Paesi che fanno parte del bacino del
Nilo, e quindi l’Etiopia, l’Uganda, il Kenya, la Tanzania, il Burundi e il Rwanda.
Per tentare di ovviare a questa situazione, nel 1999 è stata lanciata l’iniziativa
del Bacino del Nilo – Nile Basin Initiative – che si proponeva proprio di essere
uno spazio di negoziazioni internazionale. Nel 2009 si è giunti alla creazione di
un accordo-quadro complessivo che istituisce un organo che vorrebbe essere un’autorità
sovrannazionale per la gestione delle acque del Nilo.
D. – Tuttavia, si tratta
appunto di date precedenti all’indipendenza del Sud Sudan. Come l’apparire di questo
nuovo Stato ha cambiato, in un certo senso, le carte in tavola?
R. – Nel 2011
si è raggiunta la ratifica di questo nuovo Trattato da parte di sei Paesi, che quindi
è formalmente entrato in vigore. Il problema è che questi sei Stati sono tutti i Paesi
“a monte”, in quanto Egitto e Sudan lamentano che questo nuovo accordo non riconosca
sufficientemente e non tuteli i diritti storici di gestione e di accesso alle acque.
Il Sud Sudan mi sembra esitante, in questo momento, a prendere una posizione definita:
perché da un lato, comunque, continua a beneficiare del supporto e di aiuti anche
del governo egiziano e quindi non vuole inimicarselo; dall’altro, sta sviluppando
relazioni economiche, politiche e commerciali in particolare con l’Etiopia …
D.
– Questo potrebbe in qualche modo influenzare, invece, le difficili negoziazioni che
su molti altri temi il Sud Sudan intrattiene in questo momento con il Nord?
R.
– Un’eventuale ratifica da parte del Sud Sudan di questo nuovo accordo per la gestione
delle acque del Nilo, creerebbe al governo di Juba forse più problemi con il Cairo.
Di sicuro, quella dell’accesso alle risorse idriche resta una partita estremamente
delicata nella demarcazione del confine tra Nord e Sud Sudan nelle regioni dell’Abyei
e del South Kordofan in cui – appunto – le popolazioni seminomadi si spostano per
avere accesso ai pascoli e alle risorse idriche, a seconda delle stagioni.
D.
– Più in generale, qual è l’importanza economica e geo-politica del Nilo?
R.
– Credo sia importante sottolineare come nella storia la condivisione di un corso
d’acqua abbia spinto gli Stati a cooperare, piuttosto che a combattere. Tuttavia,
alcuni fattori, legati alla gestione dell’acqua, contribuiscono ad alimentare la tensione
e questi fattori sono: l’esistenza di progetti unilaterali di sfruttamento delle risorse
idriche, e nel Bacino, in questo momento, ci sono le dighe che l’Etiopia sta costruendo;
l’assenza di un quadro istituzionale internazionale consolidato per la negoziazione
e infine le trasformazioni socio-economiche. Nel Bacino del Nilo si trovano Paesi
estremamente popolosi e in forte crescita demografica in cui si stanno verificando
processi significativi di crescita economica, che aumentano la pressione sulle risorse
idriche.