Movimento per la Vita: 70 mila aborti per la pillola del giorno dopo
Una misura efficace per arrivare ad una diminuzione del numero degli aborti in Italia
non è la ‘Legge 194’, ma “l’azione assistenziale, educativa e culturale al servizio
della vita e della maternità svolta in vario modo nella società civile”. E’ quanto
si sottolinea nel VII Rapporto al Parlamento, presentato a Montecitorio dal Movimento
per la Vita italiano. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il Rapporto
del Movimento per la Vita propone un esame critico della Relazione, dello scorso 8
ottobre, del ministero della Salute sull’attuazione della Legge 194, contenente le
norme per l’interruzione volontaria di gravidanza. Nella Relazione ministeriale si
afferma che, a partire dal 1983, il numero degli aborti legali è in calo. Si tratta
in realtà di un dato fuorviante, come sottolinea il presidente del Movimento per la
Vita in Italia,Carlo Casini:
“Un dato non sicuro perché ci
sono dei fatti nuovi che prima non esistevano e che riducono certamente il numero
degli aborti legali, quelli registrati. Nel 1982 e nel 1983 non c’era la pillola del
giorno dopo. 380 mila confezioni, vendute ogni anno, non sappiamo quanti aborti precocissimi
e non conosciuti abbiano provocato. Ma si può immaginare che siano uno su quattro.
Quindi 60 – 70 mila aborti che ci sono, ma che non sono conteggiati. Si aggiunga che
le donne in età feconda, per effetto del crollo della natalità, erano quasi il doppio
nel 1982 e nel 1983 di quelle che oggi sono in grado di generare. Si aggiunga ancora
che il numero degli aborti spontanei, che sono un indicatore a volte anche degli aborti
volontari nascosti, è singolarmente aumentato dell’80% dal 1982 ad oggi. Quindi io
ho dubbi che ci sia un calo così grande come quello indicato dal ministro. In ogni
caso, sono convinto che se un calo - come auspicabile - c’è stato, il merito non è
certo della legge, ma del magistero sempre più esteso e sempre più compreso della
Chiesa italiana e del volontariato a servizio per la vita”.
Il Movimento
per la Vita ribadisce anche due proposte chiedendo mirati interventi legislativi per
il riconoscimento della capacità giuridica del concepito e per la riforma dei consultori
familiari. Ancora Carlo Casini:
“Bisogna dire che l’inizio della vita umana
è il concepimento. E non c’è neanche bisogno di toccare la Legge 194 per dirlo. Basta
solamente riformare l’Art. 1 del nostro Codice civile, riconoscendo che ogni essere
umano, fin dal concepimento, ha la capacità giuridica, cioè è un soggetto. La seconda
riforma è la riforma dei consultori familiari, che dovrebbero essere il luogo di alternativa
all’aborto, non di alternativa nel senso di distribuzione di contraccettivi. Ma di
alternativa nel senso che, anche in presenza di una gravidanza non desiderata, opera
in modo da aiutare la donna ad evitare l’aborto. Per far questo bisogna fare una riforma
dei consultori familiari, e qualche ritocco alla Legge 194, in modo che il passaggio
attraverso i consultori familiari sia obbligatorio, ma non costringa i medici della
struttura a rilasciare il documento che autorizza l’aborto. C’è una proposta già presentata
al Parlamento. Speriamo che venga presa in considerazione”.
Secondo stime
ufficiali, sono 5.729.708 gli aborti legali dal 1978 al 2011. Quelli clandestini,
sarebbero stati, solo nel 2011, più di 15000. Nel Rapporto del Movimento per la Vita
si sottolinea infine la preziosa opera svolta dagli oltre 300 ‘Centri di aiuto alla
vita’, una rete basata esclusivamente sul volontariato. Nel 2010 e nel 2011 queste
strutture hanno accompagnato la nascita di oltre 20 mila bambini, assistendo circa
28 mila gestanti ed entrando in contatto con altre 40 mila donne.