Condanna unanime per l'attentato di ieri in Libano. Mons. Matar: vogliono spingerci
nella guerra
Il giorno dopo l’attentato, in Libano la tensione resta alta in tutto il Paese: questa
notte a Tripoli è rimasto ucciso un religioso sunnita e nella valle della Bekaa si
contano due feriti nel tentato assalto a una sede di partito della maggioranza. Intanto
il premier libanese Najib Miqati ha dichiarato che non ci sono dubbi sul legame tra
l'uccisione, nell’attentato, “del generale Wissam al Hasan, capo dell'intelligence
della polizia, e l'arresto nei mesi scorsi dell'ex ministro Michel Samah”, reo confesso
di aver pianificato per conto di Damasco attentati in Libano contro personalità antisiriane
e si dice pronto a farsi da parte a vantaggio di un governo di unità nazionale. Al
microfono di Manuella Affejee, intanto, ascoltiamo la testimonianza diretta
dell’attentato di ieri da parte dell’arcivescovo maronita di Beirut, Paul Youssef
Matar: 00:01:22:37
R. – J’ai entendu de ma maison, de l’archevêché…
Da casa mia, dall’arcivescovado, ho sentito una grande deflagrazione, a un chilometro,
ottocento metri da qui … E’ stata fortissima, hanno tremato le finestre. Poi, mezz’ora
dopo, dalla televisione abbiamo saputo che erano state piazzate una o forse più bombe
davanti ad un edificio. Per il momento non si sa se nel mirino ci fossero delle personalità
politiche. La deflagrazione c’è stata a una sessantina di metri dalla sede del Partito
falangista e a quattrocento metri da un’altra sede. Sembra però che, alla fine, il
bersaglio fossero soltanto i civili stessi. Le conseguenze sono tragiche: numerose
vittime tra morti e feriti, due edifici semidistrutti. Questo ha scosso il Paese,
l’equilibrio psicologico delle persone … è veramente deplorevole.
D. – Pensa
che questo attentato sia stato rivolto in particolare ai cristiani?
R. – Il
s’est produit en plein quartier chrétien; qui est visé ce sont évidemment… E’ avvenuto
in pieno quartiere cristiano; i bersagli erano chiaramente le persone, i civili. Ed
è questo che lo rende più grave: non è, infatti, una guerra politica, non sono i politici
il bersaglio degli attentati, ma i poveri civili nelle loro case. Questo provocherà
ancora più terrorismo, ancora più paura … Aspetteremo ora di sapere – se mai potremo
saperlo! – chi c’è dietro a quest’attentato. Noi cerchiamo di lavorare perché il nostro
Paese non sia coinvolto in quello che sta accadendo in Siria, ma ci sono persone che
vogliono invece spingerlo nella guerra … non lo so. So che ci vuole tanta saggezza,
tanta forza per salvare questo nostro Paese.