Vertice Ue: accordo sulla supervisione bancaria. Contrasti Parigi-Berlino
A Bruxelles, il vertice dell’Unione Europea si è concluso oggi con un accordo sulla
supervisione bancaria che, a partire dal 2013, interesserà tutte le seimila banche
di Eurolandia. Non è passata invece la proposta della Germania di istituire un supercommissario
con poteri di veto sui bilanci nazionali, proposta osteggiata dalla Francia. Da parte
sua, Parigi ha chiesto alla Commissione europea di "accelerare la procedura" per dare
il via a una cooperazione rafforzata affinché la tassa sulle transazioni finanziarie,
la cosiddetta Tobin tax, possa essere applicata all'inizio del 2013. Tensioni in vista
del prossimo vertice di novembre che dovrà varare il Bilancio dell’Ue 2014-2020: il
premier britannico Cameron ha già fatto sapere che porrà il veto se ci saranno decisioni
inaccettabili per Londra. Riguardo all’accordo di oggi, Salvatore Sabatino
ha chiesto all’economista Carlo Altomonte quale sia l’importanza di una supervisione
bancaria europea:
R. - L’Europa
soffre, a livello nazionale, di un legame perverso tra banche e debito pubblico: il
debito pubblico diventa rischioso, le banche che ce l’hanno in portafoglio diventano,
esse stesse, a rischio e quindi faticano a prendere a prestito sui mercati internazionali,
prestando di meno all’economia – è quello che si chiama “credit cranch” - e quindi
l’economia rallenta e rallentando l’economia, il debito diventa più a rischio. C’è
un circolo vizioso, che porta i Paesi ad una maggiore austerità, ma anche al rischio
di minor crescita e quindi di possibile default. Bisogna spezzare questo circolo e
una sorveglianza bancaria a livello europeo rende le nostre banche implicitamente
meno rischiose, perché garantite da tutti i Paesi, e agevola i prestiti all’economia
e quindi la crescita.
D. - Con questo traguardo raggiunto a Bruxelles, l’Europa
può dirsi più al riparo rispetto alla crisi?
R. - Sono sempre i soliti passettini
in avanti. Abbiamo aggiunto le finestre, qualche porta alla nostra nuova casa: dobbiamo
ancora - ovviamente - rafforzare i muri, perché l’accordo avvia il processo di unione
bancaria, ma di fatto lo concluderà dopo le elezioni tedesche del 2013 e non poteva
che essere così. In parallelo c’è poi sempre la richiesta tedesca di un rafforzamento
anche del lato fiscale e quindi della possibilità di veti incrociati sulle manovre
dei Paesi, che resta sul tavolo. Secondo me, questo, è un altro importante pezzo di
questa casa comune che stiamo costruendo.
D. - A Bruxelles, c’è stato anche
il rinvio della ricapitalizzazione diretta delle banche in difficoltà da parte del
Fondo Salva Stati, l’Esm, quando la vigilanza sarà davvero operativa. Può essere considerata
una battuta di arresto per accontentare Berlino?
R. - Sì, questo sì secondo
me. Su questo punto mi sento di essere un po’ più critico. In effetti, secondo me,
le reazioni dei mercati, in questi giorni, saranno un po’ più negative rispetto all’euforia
che abbiamo visto l’ultima settimana.