2012-10-19 14:08:16

Siria verso la tregua. Ieri ancora bombardamenti, due colpi di mortaio sulla Turchia


Proseguono in Siria i bombardamenti governativi su Aleppo, Idlib e alla periferia di Damasco. Particolarmente intensi quelli su Maaret al-Numan, città sulla strada tra Aleppo e
Damasco già bombardata giovedì dalle forze di Assad con decine di vittime. Nel pomeriggio la Turchia ha risposto a 2 colpi di mortaio lanciati dal territorio siriano. Intanto è arrivato nella capitale l’inviato di Onu e Lega Araba, Brahimi, che oggi incontrerà il ministro degli esteri siriano per siglare una tregua di 4 giorni, in occasione della festa del Sacrificio. Il segretario generale del'Onu, Ban Ki-moon, e l'omologo della Lega Araba, Nabil Alarabi, sostengono la proposta del loro inviato e ad incoraggiare il cessate-il-fuoco è tutta la comunità internazionale, gli Stati Uniti, ma anche la Turchia. Favorevole alla tregua anche l'Iran, disposto persino ad accettare un’uscita di scena di Assad a patto che ai siriani venga permesso di andare al voto. “Profonda preoccupazione” per la crisi siriana arriva dai leader europei riuniti a Bruxelles per il vertice dei 27, che garantiscono pieno sostegno a Brahimi. Scettici sul rispetto del cessate-il-fuoco alcuni esponenti del Consiglio nazionale siriano. Per un commento su questa possibile tregua in Siria, Cecilia Seppia ha sentito Eric Salerno, esperto del Medio Oriente del quotidiano “Il Messaggero”:RealAudioMP3

R. – Certamente, interesserebbe a tutte le forze esterne riuscire a tranquillizzare la situazione che comincia non soltanto a preoccupare gli Stati Uniti e l’Europa ma anche la Turchia e l’Iran, che sembra disponibile a sostenere questa tregua. Bisogna ricordarsi anche che c’è stato un tentativo di tregua in primavera, che dopo poche ore si è dimostrata inutile, cioè non ha retto né da parte dei ribelli, né da parte del governo centrale di Assad.

D. – Dalla Turchia è arrivato un appello a tutte le parti del conflitto, perché accettino la proposta di una tregua in occasione di questa festa. Quindi Ankara, nonostante lo sconfinamento di Damasco a cui ha dovuto reagire, continua a sostenere una politica che è quella della pace, del dialogo…

R. – Assolutamente, la Turchia sta cercando di calmare le cose, anche perché si rende conto che non tutti i colpi di mortaio che piombano sul suo territorio arrivano necessariamente dalle forze governative. E’ chiaro che ormai in Siria l’operazione è cominciata un anno e mezzo fa: è un’operazione legittima da parte del popolo ma poi è finita in mano, una parte almeno, ai gruppi estremisti finanziati dall’Arabia Saudita, dal Qatar, che stanno mandando armi proprio a questi gruppi estremisti non interni. Cioè, gente che arriva lì, qaedisti che arrivano lì da altri Paesi, dalla Libia, dall’Algeria e sembra anche più ad Oriente, dal Pakistan.

D. – A proposito dell’Iran, oltre ad essere favorevole a questa tregua - secondo l’ex inviato di Onu e lega araba, Kofi Annan - sarebbe anche disposto ad accettare un’uscita di scena di Assad a patto però che ai siriani venga permesso di scegliere attraverso elezioni. Una presa di posizione che sembrerebbe andare verso la democrazia?

R. – Mi sembra una cosa abbastanza normale che loro adesso stiano caldeggiando le elezioni: non è che sostengono il dittatore per forza, bensì sostengono il diritto del popolo siriano a scegliersi chi vuole. Ovviamente, elezioni libere anche con il monitoraggio delle Nazioni Unite non sarà una cosa facile.

D. – Oltre alle migliaia di vittime del conflitto, oggi è arrivata anche la denuncia degli attivisti locali che segnalano la scomparsa di 28 mila persone rapite dai soldati, dalle milizie di Assad. C’è una guerra sotterranea che si consuma sotto quella manifesta…

R. – Bisogna capire di che cifre parliamo e capire quali scomparsi se tra i ribelli o i lealisti, perché comincia a venir fuori dai governi e dalle organizzazioni umanitarie internazionali la constatazione che i ribelli siano colpevoli di crimini di guerra se non quanto, almeno ugualmente ai crimini commessi dalle forze governative.

D. – Gli ostacoli a questa tregua sembrano essere moltissimi. Brahimi riuscirà lì dove ha fallito Kofi Annan?

R. – Se dovesse riuscire a calmare le cose per quattro giorni, teoricamente, la tregua potrebbe continuare a reggere, se ci fosse un consenso già consolidato politico, per dire: andiamo oltre, proviamo ad andare oltre. Il problema è che da una parte c’è il regime, brutale quanto sappiamo e però diretto da una persona, dall’altra parte purtroppo non c’è una voce unica che controlla tutte le forze anti-Assad in campo.

Ultimo aggiornamento: 20 ottobre







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