Sinodo. Il cardinale Dziwisz: annuncio del Vangelo, rivedere linguaggi e stili della
comunicazione
A seguito delle profonde trasformazioni sociali che hanno caratterizzato gli ultimi
decenni del XX secolo, fu Giovanni Paolo II a creare l’espressione “nuova evangelizzazione”,
indicando in essa la missione della Chiesa per il terzo millennio. Al microfono di
Paolo Ondarza lo ricorda il cardinale arcivescovo di Cracovia Stanislaw
Dziwisz:
R. - Noi siamo
molto grati al Santo Padre Benedetto XVI che ha pensato di ritornare a questa idea
della nuova evangelizzazione, che è stata già annunciata, voluta da Giovanni Paolo
II. Già a Cracovia, nel 1979, aveva parlato della nuova evangelizzazione, perché i
cristiani si erano allontanati troppo da Gesù Cristo e dalla Chiesa. Bisogna promuovere
la bellezza e l’importanza della fede e avvicinarsi di nuovo a Gesù Cristo. Sono contentissimo
di essere qui al Sinodo. E’ un’occasione provvidenziale. Non è ancora troppo tardi
per evangelizzare e si può arrivare al mondo, a tutto il mondo, non solamente ai cristiani.
Penso che il mondo sia stanco e aspetti da parte dei vescovi del Sinodo una parola
forte, bella, coraggiosa.
D. - Cuore della nuova evangelizzazione, è la famiglia,
che attraversa un momento di crisi. Anche il Papa lo ha detto, aprendo il Sinodo:
“Crisi della fede e crisi della famiglia sono legate”…
R. – Certamente. Questo
è un problema soprattutto dell’Europa, perché in altri Paesi, al di fuori dell’Europa,
la famiglia ancora regge. Anche in Polonia la famiglia è ancora forte. Ci sono problemi
gravi, come il divorzio, ma tutto sommato la famiglia è ancora una realtà solida.
In questo Sinodo si parla anche molto dei giovani e poi del mondo della cultura. In
questo ambito c’è molto da fare. Il mondo della cultura ha, infatti, bisogno di una
nuova evangelizzazione.
D. - E per quanto riguarda i giovani?
R. - I
giovani sono aperti, domandano, e bisogna dargli risposte convincenti. Papa Giovanni
Paolo II sapeva dare queste risposte. La gioventù, andava da lui e lo seguiva. Bisogna
imitarlo, ma non è facile, perché lui aveva un carisma particolare con i giovani.
Dobbiamo andare avanti e rispondere positivamente, presentando la Chiesa in modo nuovo,
convincente, bello e attraente, perché la gioventù è molto aperta a tutto ciò che
è bello e vero.
D. - La Chiesa deve rivedere il proprio modo di comunicare
con i giovani oggi?
R. - Deve rivedere tutta la comunicazione con il mondo
di oggi, non solamente con i giovani, ma con tutti. Bisogna riflettere sui modi di
trasmettere la fede e con quale linguaggio.