Roma. Aperto il Salone dell'Editoria sociale "Le Americhe e noi"
A Roma si è aperto nel cuore del quartiere Testaccio, il Salone dell'Editoria sociale,
un'iniziativa in corso fino a domani, voluta da un coordinamento di varie realtà giornalistiche
ed editoriali, sensibili ai bisogni della società. “Le Americhe e noi” il tema scelto
come focus per il programma di questa quarta edizione. La collega Silvia Koch
ha intervistato Giuliano Battiston, giornalista freelance e curatore
del programma, sulla natura del progetto e degli appuntamenti in calendario:
R. – Abbiamo
coltivato questa idea con un proposito molto semplice: mettere a confronto e favorire
il dialogo tra quanti operano nel Terzo settore, nel volontariato, nelle organizzazioni
non governative e quanti invece lavorano nell’editoria e nella comunicazione sociale.
Cerchiamo di fare questo attraverso incontri, dibattiti, presentazioni, all’interno
di una cornice tematica che ogni anno è declinata in modo diverso. L’anno scorso,
i temi proposti erano quelli dell’etica e della responsabilità pubblica. Quest’anno,
abbiamo deciso invece di ragionare sulle "Americhe e noi". C’è ovviamente una coincidenza
cronologica: c’è il fatto che il Salone si tiene a ridosso delle prossime elezioni
statunitensi che ci riguardano molto da vicino. Diciamo che è un pretesto per cercare
di capire il modo in cui ci siamo relazionati e ci relazioniamo agli Stati Uniti,
all’intero continente americano, il modo in cui abbiamo assimilato e rielaborato alcuni
modelli culturali economici e politici e lo faremo con una serie di incontri molto
articolata.
D. – Entrando nel dettaglio del programma, ci può fornire qualche
pillola degli appuntamenti che si possono seguire?
R. – Ragioneremo sull’esempio
di modelli culturali più virtuosi che vengono dagli Stati Uniti, negli incontri dedicati
a grandi scrittori. Poi, cercheremo di ragionare anche su modelli un po’ meno virtuosi,
quelli che riguardano il modo in cui sono intese le relazioni internazionali, di questo
parleremo venerdì. Domani, con due grandi osservatori della politica internazionale
che saranno Robert Fisk - giornalista dell’Indipendent che segue il Medio Oriente
da ormai tre decenni - e il saggista pakistano Tariq Ali, cercheremo di tracciare
il bilancio di 10 anni di guerra al terrore. Sabato mattina, circoscriveremo geograficamente
l’attenzione puntandola sull’Europa e cercheremo di capire quali siano le radici del
populismo, un fenomeno che si sta affermando in diversi Paesi europei e che ci preoccupa
molto. C’è in Europa una crisi di illegittimità istituzionale molto forte: c’è uno
scatto crescente tra la politica e la società, tra la classe dirigente e il corpo
dei cittadini, e i cittadini sono disillusi e disincantati. Cercheremo di capire perché
con Zygmunt Bauman, uno dei più influenti pensatori dei nostri tempi, con la filosofa
ungherese Ágnes Heller e con la sociologa di Varsavia Aleksandra Jasinska-Kania. L’appuntamento
è per sabato mattina. Poi cercheremo anche di ragionare sui modelli economici. Siamo
immersi in una crisi in cui non si vedono vie d’uscita: noi cercheremo di tracciare
la genealogia della crisi, di capire perché è scoppiata, più in generale di capire
i rapporti tra politica e economia, cioè come la politica può indirizzare e orientare
le scelte di politica economica e perché abbiamo adottato in modo così disinvolto
e il modello neoliberista.