Al Sinodo l’intervento di Kiko Argüello: necessaria riflessione seria sulla nostra
fede
Cristo è risorto. Questo annuncio dato duemila anni fa alle donne presso il sepolcro
di Gesù, sprigiona ancora oggi la sua forza liberando l’uomo del XXI secolo dalle
catene della morte. E’ l’esperienza che quotidianamente fa il Cammino Neocatecumenale,
nato in Spagna quasi cinquant’anni fa, come frutto del Concilio Vaticano II. L’esperienza
di questo itinerario ecclesiale, diffuso oggi nei cinque continenti, è stata raccontata
nell’aula del Sinodo da uno degli uditori, il co-iniziatore del “Cammino” Francisco
Argüello,Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – Tutti noi
uomini, per la paura che abbiamo della morte, siamo soggetti al ricatto del demonio:
facciamo cioè quello che vuole il demonio: divorzi, aborti, omicidi, menzogne. Cristo,
mediante la sua morte e resurrezione, è venuto a togliere questo potere al demonio:
Cristo vince la morte e dona all’uomo la possibilità di una vita eterna, una vita
che ha vinto la morte.
D. – Il Cammino Neocatecumenale, annunciando all’uomo
contemporaneo che Cristo è Risorto, che Dio ama l’umanità, porta in tante situazioni
di morte, la Resurrezione. Come in termini concreti?
R. – Facciamo un esempio.
Una coppia si sposa: l’uomo non conosce Gesù Cristo, ha dentro di sé la morte, perché
l’umanità separandosi da Dio vive in una condizione mortale. Nel momento in cui vive
un conflitto all’interno del matrimonio, l’uomo o la donna non sa come risolverlo,
si sente morire e decide di divorziare; se quest’uomo, è cristiano, quindi non ha
dentro la morte perché dentro è guarito, affronta la situazione di sofferenza e di
conflitto e non divorzia. Tuttavia tanta gente cattolica divorzia: questo perché
ha bisogno di una nuova evangelizzazione.
D. – Il Cammino Neocatecumenale,
proponendo una riscoperta del Sacramento del Battesimo, dell’iniziazione dei catecumeni,
rappresenta una forma di nuova evangelizzazione...
R. – Giovanni Paolo II ha
riconosciuto il Cammino e ha detto: riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario
di formazione cattolica valido per i tempi di oggi. Egli ha auspicato che i vescovi
aiutino questa opera per la nuova evangelizzazione.
D. – I padri sinodali
ribadiscono l’importanza dei nuovi movimenti e delle nuove comunità per la nuova evangelizzazione:
essi contribuiscono a quella primavera cristiana che sta avvenendo all’interno della
Chiesa. Qui al Sinodo si respira la comunione che c’è tra i singoli movimenti, nonostante
le differenze, nonostante la diversità di carismi…
R. – Noi siamo tutti amici.
Io ero molto amico di Chiara Lubich, di don Giussani. Siamo in comunione anche con
i Carismatici. E’ una diceria quando si vorrebbe far credere che i movimenti sono
in conflitto tra loro. Non è vero, perché tutti abbiamo lo stesso Spirito.
D.
– Il suo auspicio per questo Anno della Fede da poco iniziato?
R. – E’ importantissimo
ripensare cosa sia la fede. Perché l’Europa ha perso l’orientamento? Perché sta succedendo
tutto questo? Perché la gente è andata via dalla Chiesa? Dobbiamo fare una riflessione
seria anche sulla nostra stessa fede e dobbiamo farla tutti: preti, vescovi, realtà
ecclesiali, parrocchie. E’ un momento provvidenziale quest’anno della Fede: dobbiamo
ripensare la nostra fede per portare avanti una nuova evangelizzazione.