Il cardinale Coccopalmerio: la nuova evangelizzazione passa anche attraverso l'ecumenismo
Secolarismo, ateismo e persecuzioni contro la fede: sfide che le varie confessioni
cristiane sono chiamate ad affrontare insieme. Lo ha ribadito martedì il metropolita
Hilarion, rappresentante al Sinodo del Patriarcato di Mosca. La nuova evangelizzazione
ha un dunque una vocazione ecumenica come conferma il cardinale Francesco Coccopalmerio,
presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. L’intervista è di Paolo
Ondarza:
R. – La Chiesa
russa ha gli stessi problemi che abbiamo noi: deve far fronte al secolarismo, al materialismo
che sta avanzando soprattutto a livello giovanile. Quindi sente lo stesso bisogno
che abbiamo noi di questa nuova evangelizzazione e nello stesso tempo desidera questa
collaborazione. E’ una cosa veramente molto penosa il fatto che noi cristiani siamo
ancora divisi anche in quegli ambiti nei quali c’è già unità. Il Concilio, infatti,
raccomandava di agire insieme su quelle cose nelle quali possiamo dire di essere già
uniti. Mi pare che sia molto importante presentarsi uniti anche per dimostrare alla
società europea che le Chiese ci sono e sono unite e poi per dare anche una testimonianza
all’islam.
D. - In che senso una testimonianza per l’islam?
R. – Perché
l’islam vedrebbe che c’è un solo mondo cristiano e non c’è quella divisione che può
essere facilmente interpretata come ostilità. Una divisione che certamente depone
a sfavore del soggetto – i cristiani - che ha davanti.
D. - Effettivamente
le sfide che si pongono di fronte all’evangelizzazione oggi accomunano le confessioni
cristiane. Potrebbe essere questa la piattaforma per una ripartenza o per una continuazione
con più forza del già avviato percorso ecumenico?
R. - Questa è senz’altro
un’occasione importantissima per continuare questo dialogo, questo continuo avvicinamento.
Specialmente in questo momento un avvicinamento sarebbe auspicabile con la Chiesa
romena che, in seguito a tensioni sopraggiunte, non pratica più nessuna forma di Communicatio
in sacris con la Chiesa cattolica. Sarebbe questo il momento opportuno per dire: lasciamo
perdere queste nostre rivalità, uniamoci in questa attività comune, in questa finalità
comune. La nuova evangelizzazione potrebbe costituire un’occasione importante, una
ragione importante, per superare gli attriti esistenti.
D. - Per chiudere:
qual è il suo auspicio per questo Sinodo?
R. – Dobbiamo indirizzarci nel nostro
lavoro verso cose molto concrete. I grandi motivi teologici di cui stiamo parlando
devono indirizzarsi verso qualcosa di concreto. Per esempio, una cosa assolutamente
importante è che le parrocchie diventino veramente luoghi di evangelizzazione. Io
vorrei fare un esempio che troviamo nella diocesi di Milano. C’è una parrocchia in
cui i giovani vanno nelle strade, nei bar, alla sera, a invitare altri giovani. La
chiesa è a loro disposizione, ci sono sacerdoti che li attendono, ci sono incontri
di preghiera particolarmente pensati per i giovani. Mi dice il responsabile che in
una sola notte riescono a radunare in chiesa fino a 500 giovani. Poi c’è l’apostolato
di spiaggia durante l’estate… La parrocchia o organizzazioni di questo tipo devono
diventare più propositive, cioè dare indicazioni molto concrete, di attività, di iniziative…
D.
– Anche i centri commerciali potrebbero diventare luoghi di evangelizzazione…
R.
– Qualcuno lo ha detto. Effettivamente sono luoghi di grande aggregazione: si potrebbe
pensare ad una presenza di evangelizzatori anche lì.