Commissione Onu: centinaia di jihadisti in territorio siriano
In Siria vi sono centinaia di "islamisti radicali o jihadisti", molto pericolosi,
che combattono contro Assad per i loro progetti e non in funzione della democrazia
nel Paese. Lo afferma Paulo Sergio Pinheiro, a capo di una Commissione Onu per la
verifica sugli abusi dei diritti umani in Siria. Nel primo rapporto dopo un mese di
verifiche, egli afferma che vi è "una crescita drammatica di tensioni confessionali"
causati da combattenti stranieri. Essi - sottolinea Pinheiro - non sono un grande
esercito, ma "non combattono per la democrazia e la libertà, ma per una loro agenda".
Da tempo diverse fonti mettevano in guardia la comunità internazionale sulla presenza
in Siria di centinaia di combattenti islamici vicini ad Al Qaida, provenienti da diverse
parti del mondo islamico: Iraq, Libia, Egitto, Afghanistan, Cecenia, Ucraina, Mali
e Somalia. Anche il governo di Damasco ha spesso accusato "gruppi terroristi" presenti
fra le file del Free Syrian Army, responsabili di molti attentati sanguinari. Secondo
il governo ve ne sono almeno migliaia. Pinheiro ha fatto notare che la presenza di
jihadisti "può contribuire alla radicalizzazione... e questa presenza è particolarmente
pericolosa" nel conflitto. Le preoccupazioni dell'Onu avvengono proprio mentre Lakhdar
Brahimi, l'inviato Onu per il processo di pace, sta tentando di varare una tregua
che coinvolga tutte le parti in lotta e i loro sponsor. La tregua dovrebbe avvenire
per la festa di Eid al-Adha, che si celebra alla fine di ottobre. Il timore è che
i gruppi jihadisti non rispondano all'appello e continuino a lottare. Nella comunità
internazionale si è pure cauti dopo le rivelazioni del New York Times, secondo cui,
molte delle armi che Arabia saudita e Qatar inviano ai ribelli, cadono nelle mani
dei jihadisti. (R.P.)