Cuba: "cancellati" i permessi d'uscita dal Paese, basta il passaporto. Intervista
col nunzio
A partire dal 14 gennaio 2013, i cittadini cubani potranno uscire dall’isola con il
semplice passaporto. L’ha annunciato martedì il governo de L’Avana. Dopo 50 anni,
non ci sarà quindi più bisogno dei permessi finora obbligatori e che potevano essere
negati senza motivazione. Non si avrà più bisogno neanche di una lettera d’invito
da un cittadino del Paese straniero destinazione del viaggio. E’ una misura che rientra
nel quadro delle tante riforme annunciate dal fratello di Fidel Castro, Raul, e che
forse era una delle più attese. La durata del soggiorno all’estero sarà innalzata
dagli attuali 11 mesi a 24. Si può parlare di svolta storica? Risponde il nunzio apostolico
a Cuba, mons.BrunoMusarò, intervistato da FrancescaSabatinelli:
R. – Certamente,
questa riforma della politica migratoria è un cambiamento che si stava aspettando
da tempo. Una svolta storica? Di sicuro, è un passo molto importante: si rendono più
agevoli le pratiche burocratiche. Adesso bisognerà vedere quanti potranno viaggiare.
Il governo giustifica la legge migratoria in vigore fino adesso, con il fatto che
da Cuba, fin dall’inizio della rivoluzione, sono partiti coloro che vengono indicati
come “los cerebros”, i cervelli, cioè i professionisti: medici, ingegneri e tecnici.
A Cuba, viene definito lo “spoglio indiscriminato” dei propri professionisti da parte
degli Stati Uniti e dei loro alleati, come si legge oggi in un editoriale. Senz’altro,
questa notizia si stava aspettando da tanto tempo, speriamo che porti benefici a tutti
i cubani. D. – Eccellenza, lei parlava della "fuga dei cervelli", ma questo aggiornamento
della politica migratoria di Cuba non sembra che riguarderà gli scienziati e i militari…
R.
– Questo naturalmente non si dice nel concreto. Bisogna vedere in che modo saranno
applicate queste nuove disposizioni, bisognerà vedere in che modo il governo riuscirà
a controllare questa "fuga di cervelli2. Certamente, avranno già disposto, oppure
arriveranno in seguito alcune disposizioni applicative di questa attualizzazione della
politica migratoria.
D. – Tutto ciò rientra, comunque, in una serie di riforme
che ormai da diverso tempo si stanno avviando a Cuba. Insomma, sono segnali continui
che arrivano dall’isola...
R. – Sono segnali che fanno ben sperare, anche se
mi dicono che nel passato c’era stata qualche apertura e dopo è stata fatta marcia
indietro. Credo, comunque, che adesso non si possa più pensare allo stesso modo di
40 o 30 anni fa.
D. – Leggendo la pagina spagnola di "Granma online" si nota
comunque un linguaggio sempre molto forte nei confronti del governo nordamericano
e di quelli che il giornale definisce i suoi alleati. Da una parte, un ammorbidimento
e, dall’altra, un segnale che vuole dire: Cuba rimane la stessa?
R. – Certamente.
Infatti, sottolineano: “Il governo cubano nell’esercizio della sua sovranità”. Praticamente
vogliono dire che, nonostante tutti i tentativi di sovversione e così via, loro rimangono
"sovrani": "Noi decidiamo quando modificare la politica migratoria”. E’ un modo per
far vedere agli Stati Uniti che non sono loro succubi.
D. – Potrebbe però questa
riforma ammorbidire la politica degli Usa? Pensiamo all’embargo...
R. – Sarebbe
una speranza, perché questa politica dell’embargo naturalmente pesa molto, soprattutto
sulla povera gente.
D. – Lei ritiene che ci saranno persone, pensiamo ad esempio
ai giovani, che ne approfitteranno per uscire da Cuba?
R. – Certamente, ci
sarà questa volontà di emigrare. I giovani, magari per perfezionare i loro studi,
vorranno uscire. Poi, vedranno quale sarà la situazione che si presenterà nel futuro.
Sicuramente, ci saranno persone che desidereranno uscire.