2012-10-16 17:51:08

Cuba: "cancellati" i permessi d'uscita dal Paese, basta il passaporto. Intervista col nunzio


A partire dal 14 gennaio 2013, i cittadini cubani potranno uscire dall’isola con il semplice passaporto. L’ha annunciato martedì il governo de L’Avana. Dopo 50 anni, non ci sarà quindi più bisogno dei permessi finora obbligatori e che potevano essere negati senza motivazione. Non si avrà più bisogno neanche di una lettera d’invito da un cittadino del Paese straniero destinazione del viaggio. E’ una misura che rientra nel quadro delle tante riforme annunciate dal fratello di Fidel Castro, Raul, e che forse era una delle più attese. La durata del soggiorno all’estero sarà innalzata dagli attuali 11 mesi a 24. Si può parlare di svolta storica? Risponde il nunzio apostolico a Cuba, mons. Bruno Musarò, intervistato da Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

R. – Certamente, questa riforma della politica migratoria è un cambiamento che si stava aspettando da tempo. Una svolta storica? Di sicuro, è un passo molto importante: si rendono più agevoli le pratiche burocratiche. Adesso bisognerà vedere quanti potranno viaggiare. Il governo giustifica la legge migratoria in vigore fino adesso, con il fatto che da Cuba, fin dall’inizio della rivoluzione, sono partiti coloro che vengono indicati come “los cerebros”, i cervelli, cioè i professionisti: medici, ingegneri e tecnici. A Cuba, viene definito lo “spoglio indiscriminato” dei propri professionisti da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati, come si legge oggi in un editoriale. Senz’altro, questa notizia si stava aspettando da tanto tempo, speriamo che porti benefici a tutti i cubani.
D. – Eccellenza, lei parlava della "fuga dei cervelli", ma questo aggiornamento della politica migratoria di Cuba non sembra che riguarderà gli scienziati e i militari…

R. – Questo naturalmente non si dice nel concreto. Bisogna vedere in che modo saranno applicate queste nuove disposizioni, bisognerà vedere in che modo il governo riuscirà a controllare questa "fuga di cervelli2. Certamente, avranno già disposto, oppure arriveranno in seguito alcune disposizioni applicative di questa attualizzazione della politica migratoria.

D. – Tutto ciò rientra, comunque, in una serie di riforme che ormai da diverso tempo si stanno avviando a Cuba. Insomma, sono segnali continui che arrivano dall’isola...

R. – Sono segnali che fanno ben sperare, anche se mi dicono che nel passato c’era stata qualche apertura e dopo è stata fatta marcia indietro. Credo, comunque, che adesso non si possa più pensare allo stesso modo di 40 o 30 anni fa.

D. – Leggendo la pagina spagnola di "Granma online" si nota comunque un linguaggio sempre molto forte nei confronti del governo nordamericano e di quelli che il giornale definisce i suoi alleati. Da una parte, un ammorbidimento e, dall’altra, un segnale che vuole dire: Cuba rimane la stessa?

R. – Certamente. Infatti, sottolineano: “Il governo cubano nell’esercizio della sua sovranità”. Praticamente vogliono dire che, nonostante tutti i tentativi di sovversione e così via, loro rimangono "sovrani": "Noi decidiamo quando modificare la politica migratoria”. E’ un modo per far vedere agli Stati Uniti che non sono loro succubi.

D. – Potrebbe però questa riforma ammorbidire la politica degli Usa? Pensiamo all’embargo...

R. – Sarebbe una speranza, perché questa politica dell’embargo naturalmente pesa molto, soprattutto sulla povera gente.

D. – Lei ritiene che ci saranno persone, pensiamo ad esempio ai giovani, che ne approfitteranno per uscire da Cuba?

R. – Certamente, ci sarà questa volontà di emigrare. I giovani, magari per perfezionare i loro studi, vorranno uscire. Poi, vedranno quale sarà la situazione che si presenterà nel futuro. Sicuramente, ci saranno persone che desidereranno uscire.

Ultimo aggiornamento: 18 ottobre







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