Siria- Turchia. Ankara chiude lo spazio aereo ai voli civili siriani. Decine di cadaveri
scoperti a Damasco
Continua a salire la tensione tra Siria e Turchia. Ankara ha chiuso il proprio spazio
aereo ai voli civili di Damasco in risposta all'analogo provvedimento annunciato dalle
autorità siriane. L’Unione Europea verso nuove sanzioni nei confronti del regime Assad;
mentre l'inviato speciale di Onu e Lega araba, Lakhdar Brahimi sta cercando di capire
quali paesi avrebbero intenzione di contribuire con loro truppe ad un eventuale forza
di pace. Intanto decine di cadaveri sono stati scoperti, secondo l’opposizione, a
sud-ovest di Damasco. Il servizio è di Marina Calculli:
Il ministro
degli esteri iraniano Ali Akbar Salehi ha annunciato di aver sottoposto a Lakhdar
Brahimi una proposta di soluzione alla crisi siriana. Brahimi di ritorno da un tour
che ha fatto tappa a Ryad, Ankara e Teheran ha ringraziato, augurandosi che “tutte
le idee raccolte confluiscano in un progetto capace di metter fine all’incubo del
popolo siriano”. Questo annuncio arriva però nel momento di crescente tensione tra
Ankara e Damasco. Dopo gli screzi degli ultimi giorni, ieri la Turchia ha chiuso lo
spazio aereo ai voli civili siriani. E d’altra parte il ministro degli esteri turco
Davutoglu ha rifiutato un dialogo bilaterale proposto da Damasco per gestire la tensione
alla frontiera. Intanto sul terreno, dopo un sabato di sconfitte incassate dall’esercito
ieri il regime ha lanciato una contro-offensiva nel nord per recuperare le basi conquistate
dai ribelli. Combattimenti intensi si sono svolti a Maaret al-Nouman e nella importante
base di Wadi Daif, che ospita riserve di carburante, carri militari e un numero consistente
di soldati. Nel cuore di Aleppo invece l’esercito di Assad ha ripreso il controllo
della storica moschea degli Ommayadi, finita negli ultimi giorni sotto il controllo
dei ribelli.
Nei giorni scorsi, il mediatore Onu-Lega Araba Brahimi si era
recato in Turchia dopo le tensioni con la Siria. Benedetta Capelli ha parlato
della situazione con Giuseppe Bettoni, docente di Geopolitica all’università
Tor Vergata di Roma: R. - La Turchia
cerca di imporre sempre di più - come ormai fa da qualche anno - un ruolo di leadership
politica ed economica, ma anche militare, nell’area vicina e in quella mediorientale.
La Siria in qualche modo non cerca di provocare la Turchia per una ragione precisa:
ciò che comunque Damasco teme di più è - paradossalmente - una sorta di alleanza turco-curda,
nonostante i terribili rapporti tra di loro, perché in quel caso si ritroverebbe veramente
con un’opposizione molto compatta, cosa che Damasco vuole evitare ad ogni costo. D-
Il rapporto tra la Turchia e i curdi come può cambiare proprio alla luce del conflitto
siriano?
R. - È già cambiato molto, perché non dobbiamo dimenticare che nel
novembre del 2011 Erdogan ha fatto delle scuse ufficiali alla comunità curda a nome
della Turchia, per il massacro di decine di migliaia di curdi a Dersim tra il 1937
e il 1938. I turchi, comunque, guardano sempre con difficoltà al rapporto con i curdi,
ma in ogni caso cercano di stabilire un legame positivo, perché sanno che non potranno
mai fare nulla di importante se non hanno anche l’accordo dei curdi. Non a caso si
negozia. è quasi certa la grazia di Ocalan, il leader del partito curdo. C’è una sorta
di distensione in tutte queste difficoltà tra turchi e curdi. Fin dove arriverà e
se si riuscirà ad arrivare veramente a un accordo, tutto questo non possiamo saperlo.
Certo è che Erdogan lavora in questo senso e quindi bisognerà un po’ capire quale
sarà l’evoluzione.
D. - In caso di un coinvolgimento molto più diretto della
Turchia nel conflitto siriano, come possono cambiare le relazioni tra la Turchia,
la Russia e la Cina, che sono poi gli alleati storici della Siria?
R. - Io
non credo che la Turchia farà il minimo intervento militare in Siria, un intervento
vero, autentico: un dispiegamento di forze a terra senza un accordo dei russi. È vero
che i russi dal momento che hanno un porto importante in Siria, hanno un rapporto
buono con Assad, ma è anche vero che quando i siriani hanno bombardato i villaggi
di frontiera, gli stessi russi hanno tenuto in stand by la loro difesa, dicendo: “La
Turchia è un nostro partner quanto la Siria”. Quindi, Assad rischia di perdere anche
l’appoggio dei russi. Non credo che i turchi interverranno in modo importante né senza
un accordo della Nato né senza un accordo dei russi. E soprattutto, prima di farlo,
vorranno un 'intesa con i curdi stessi che - lo ricordiamo - occupano l’80% dei villaggi
di frontiera tra Turchia e Siria. Aprire un fronte a nord, quindi, sembra quasi impossibile
e significherebbe, per Erdogan, mandare delle truppe di terra per affrontare i battaglioni
curdi che si oppongono ad Assad e le forze di Assad stesse. Sarebbero due nemici in
uno e neanche i turchi possono affrontarli. Pensiamo poi alle conseguenze in termini
di vite umane. C’è un rapporto tra turchi e curdi che si sta costruendo e che deve
essere portato avanti. Non è facile perché comunque i curdi non vedono di buon occhio
il tentativo di ingerenza della Turchia: temono infatti un eccessivo potere di Ankara
in quell’area e loro sono contrari.