Mali: i tuareg accettano l'ipotesi di un intervento internazionale nel nord
I tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell'Azawad (MnlA) hanno accettato
l'ipotesi di un intervento di soldati stranieri nelle regioni settentrionali del Mali,
ma solo se combatteranno i jihadisti. Questa la prima reazione dopo l’approvazione
di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che concede ai Paesi
dell'Africa occidentale 45 giorni di tempo per definire un piano di intervento militare.
Il Paese continua ad essere diviso in due, da una parte il Nord in mano agli islamisti
di Ansar al Dine, legati ad al Qaeda nel Maghreb Islamico, e ai Tuareg; dall’altra
il Sud controllato da un governo di transizione. Ma quanto tempo ci vorrà per un intervento?
Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Marco Massoni Africanista
del Centro Militare di Studi Strategici:
R. – Temo
che ci sia la volontà di alcuni attori di mantenere la situazione ancora, per alcuni
mesi, in stallo. Probabilmente c’è interesse ad attendere, a vedere cosa accadrà in
Somalia, dove la situazione sta migliorando – per fortuna! – e cosa accadrà in Siria. D.
– In che senso la crisi siriana ricade su quella maliana? R. – Sappiamo che in
questi ultimi anni c’è stato uno spostamento della conflittualità mediorientale fino
all’Africa Occidentale e probabilmente si è sviluppato un secondo polo, in cui anche
al Qaeda – al Qaeda del Maghreb islamico in generale – sta traendo giovamento. Questo
comporta una sorta di nuova linea di fronte fra occidentali e islamisti, in un territorio
che, fino a pochi anni fa, non interessava a nessuno.