Filippine: dopo 43 anni, accordo di pace tra governo e Fronte islamico di liberazione
Moro
Accordo di pace nelle Filippine tra il governo ed il Fronte islamico di liberazione
Moro(Milf). Gettate le basi per sanare un conflitto iniziato nel 1969 e costato almeno
100 mila morti. Terreno di scontro l’isola di Mindanao, a maggioranza musulmana, dove
sarà creata entro il 2016 una regione autonoma col nome di Bangsamoro, ovvero nazione
islamica. L’intesa - frutto di 15 anni di negoziati mediati dalla Malaysia - è stata
siglata ieri nel Palazzo presidenziale di Malacanang a Manila. Roberta Gisotti
ha intervistato padre Sebastiano D’Ambra, responsabile del Dialogo cristiano-musulmano
nella Conferenza episcopale filippina, presente stamane alla firma dell’accordo.
R. – Io sono
appena tornato da questa cerimonia che c’è stata in Malacanang. Questo non è un accordo
di pace come si può intendere, già tutto stabilito, ma ci sono le basi per poter continuare
a parlare. Hanno fissato dei parametri su cui lavorare, però non tutti i gruppi hanno
aderito. E’ senz’altro importante ma non è veramente la parola finale.
D. –
Questo accordo preliminare arriva dopo 43 anni di conflitto. Quali sono i punti principali
che fanno ben sperare per arrivare alla pace?
R. – Prima di tutto, dopo più
di 40 anni di lotta, tutti hanno capito che alla fine non è questa la via da seguire.
Ci sono stati centinaia di migliaia di morti nel conflitto in questi 40 anni. Quindi
ha lasciato tanta violenza dietro le spalle. Il secondo punto è che questo governo
a differenza degli altri fa sperare in una decisione concreta per raggiungere questa
pace. Anche gli altri governi per la verità hanno cercato a modo loro di agire, specialmente
il governo di Ramos che nel ’96 ha firmato l’accordo con l’Mnlf. Anche quello è stato
un accordo importante. Ma, purtroppo non è stato seguito così come era stato stabilito.
Il governo di Aquino rappresenta un punto di fiducia. Credo che alla fine molte cose,
anche a livello internazionale, dipendono dalla fiducia che c’è. Mindanao è una terra
molto ricca, che potrebbe dare molto. Purtroppo il conflitto ha fermato questo progresso
in molte zone. A livello internazionale credo che i Paesi islamici che stanno collaborando
dimostrano buona volontà a collaborare perché nelle Filippine ritorni la pace. Quindi
non mettono nessun ostacolo. Questo è importante perché i gruppi che lottano dipendono
molto dai Paesi islamici.
D. – Come viene vissuto nell’opinione pubblica filippina
l’impegno preso dal governo in questo accordo preliminare di creare una regione autonoma
islamica?
R. – Ci sono senz’altro molti dubbi e molte paure. Infatti, parlavo
proprio di questo “autonomous government” con il governatore, che è un mio amico ed
ha fatto anche parte del nostro gruppo, del movimento che guido, e mi ha detto: adesso
dobbiamo avvertire la gente e quindi abbiamo dei piani per informare a tutti i livelli.
Ci vuole molto lavoro e credo e spero che i media lavorino nella direzione giusta.
Adesso è il tempo da parte di tutti di 'cucire', anche all’interno dei gruppi ribelli
che sono divisi in diverse fazioni, sperando che si uniscano e informino i musulmani…
Poi tutti noi, ognuno col nostro ruolo, dobbiamo informare musulmani e cristiani.
Quindi è una fase molto bella, è un bel passo in avanti, una fase anche delicata in
cui tutti noi dobbiamo lavorare per il bene comune. La gente ancora è disorientata
e quando si parla di pace tutti sperano che veramente arrivi e non capiti come per
gli altri accordi di pace falliti che ci sono stati in passato.