Congo: il ruolo di Parigi al summit della Francofonia di Kinshasa
L’Africa è il futuro della Francofonia e la vecchia “Françafrique” è superata. Sono
queste le considerazioni emerse sulla stampa congolese e internazionale all’indomani
della chiusura del 14esimo Vertice della Francofonia che si è tenuto a Kinshasa dal
12 al 14 ottobre. L’Organizzazione della Francofonia (Oif) riunisce i Paesi di lingua
francese (con l’importante eccezione dell’Algeria) e diversi Stati associati dei 5
continenti. La cosiddetta “Françafrique” rappresenta invece quel sistema di interessi,
spesso non molto chiari, che lega Parigi alle sue ex colonie, che permette alla Francia
di esercitare una forte influenza sui Paesi africani francofoni (anche quelli, come
la Repubblica Democratica del Congo (Rdc), che non erano stati colonizzati dalla Francia).
“Joseph Kabila firma l’atto di decesso della Françafrique” titola oggi il quotidiano
congolese “Le Potentiel” che pone l’accento sullo scontro tra il Presidente congolese
Kabila e quello francese François Hollande, il quale facendo scalo a Dakar, in Senegal,
aveva affermato “che il tempo della Françafrique è tramontato”. Prima di recarsi a
Kinshasa, il Capo dello Stato francese aveva definito la situazione nella Rdc “del
tutto inaccettabile sul piano dei diritti, della democrazia e del riconoscimento dell’opposizione”.
“La Rdc non è assolutamente complessata per il livello di democrazia, di libertà,
della situazione dei diritti dell’uomo” ha risposto ieri il Presidente Kabila. Anche
sul piano formale l’accoglienza riservata al Presidente francese segna, secondo Le
Potentiel, una svolta. Il Capo dello Stato francese è stato infatti accolto all’aeroporto
di Kinshasa dal Primo Ministro (la quarta autorità dello Stato) e non dal suo omologo.
Il Vertice è però venuto incontro alla richiesta della Rdc di lanciare un appello
al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per imporre sanzioni mirate contro i gruppi che
operano nell’est del Congo (ma il Rwanda ha emesso delle riserve su questo punto).
Altri punti in discussione sono stati le crisi in Mali, Madagascar e in Guinea Bissau.
La Francofonia, nata all’inizio almeno ufficialmente con scopi culturali e educativi,
sembra quindi voler assumere una dimensione più politica, ponendo forse le basi per
un rapporto diverso tra la Francia e l’Africa. Secondo Le Figaro, attualmente nel
mondo vi sono 220 milioni di francofoni. Nel 2050 diverranno 750 milioni, dei quali
85% si troveranno in Africa. (R.P.)