Colombia: attesa per l'avvio del negoziato di pace
Mentre cresce l’attesa per l’avvio formale del processo di pace tra il governo di
Juan Manuel Santos e le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) previsto
a Oslo, in Norvegia, la memoria del Paese torna ai molteplici tentativi di raggiungere
una soluzione negoziata al conflitto interno, falliti negli ultimi 50 anni. Trattative
per la maggior parte intraprese negli anni ‘80 e ’90 che condussero al disarmo di
gruppi ribelli minori come l’M-19 e l’Esercito popolare di liberazione (Epl), ma che
non hanno mai portato a nulla di risolutivo con la formazione guerrigliera più longeva
dell’America Latina. Si inserisce, ma solo nel 2006, l’inedito processo di pace tra
l’amministrazione di Álvaro Uribe e i paramilitari delle Auc (Autodifese unite della
Colombia) che portò alla smobilitazione, almeno sulla carta, di oltre 30.000 combattenti;
un esito controverso, rilevano diversi osservatori, dal momento che i comandanti dei
‘paras’ furono estradati in seguito negli Stati Uniti e diversi loro uomini diedero
vita a nuove bande criminali dedite al narcotraffico. Nella sua dichiarazione di intenti
- riferisce l'agenzia Misna - ora Santos cerca un accordo definitivo con le Farc,
dopo i fallimenti registrati da Belisario Betancur (1982-1986) e Andrés Pastrana (1998-2002),
nell’auspicio di includere progressivamente nei colloqui anche il più piccolo Esercito
di liberazione nazionale (Eln). Molti analisti concordano nel definire la lotta armata
priva di qualsiasi fondamento nella Colombia odierna, come ha sottolineato Alejo Vargas,
direttore del Centro di indagini di sicurezza e difesa dell’Università nazionale,
già coinvolto in passato come ‘facilitatore’ del negoziato. Ricordano anche che il
primo colloquio formale tra governo e Farc avvenne all’inizio degli anni ’80, nel
pieno della selva, e avanzò fino alla dichiarazione di un cessate il fuoco e alla
nascita di un partito, l’Unión Patriótica (Up). Uno schieramento che partecipò nel
1986 alle elezioni con un certo successo (Jaime Pardo Leal, ucciso l’11 ottobre 1987,
arrivò terzo alle presidenziali) prima che si scatenasse una guerra senza quartiere
attribuita ai paramilitari in concerto con le forze armate che portò allo sterminio
di almeno 3000 dei suoi leader e militanti. La novità rispetto al passato, “è il contesto
nazionale e internazionale” secondo Vargas. Per l’analista, le Farc giungono a Oslo
pesantemente debilitate sul piano militare ma anche su quello politico, in un’America
Latina che ha visto arrivare di recente anche settori della sinistra al potere attraverso
le urne e non con le armi. (R.P.)