2012-10-14 10:32:08

Superare la noia dell'omelia: nuovo Corso alla Pontificia Università Salesiana


“Parlare in pubblico”: è diventato materia d’università. L’originale Corso – mirato in particolare a migliorare la comunicazione nelle omelie e nelle catechesi - viene proposto quest’anno dalla Facoltà di Scienze della comunicazioni sociale della Pontificia Università Salesiana. Docenti, Giusi Saija e Simonetta Blasi, professionista del marketing, e docente nella stessa Facoltà di Teorie e Tecniche della pubblicità. Roberta Gisotti ha intervistato Simonetta Blasi:RealAudioMP3

R. - L’idea di questo corso nasce insieme a un percorso in comunicazione pastorale, quindi rivolto prevalentemente ai religiosi, ai sacerdoti e anche a qualche laico particolarmente interessato ad operare nell’ambito della comunicazione in pubblico per vincere - forse in parte - la “noia dell’omelia” e quindi per ravvivare il rapporto con i fedeli. Una scelta coraggiosa perché implica due figure laiche ovvero la mia collega ed io, che in qualche modo, veniamo da mondi differenti: il mondo dello spettacolo e il mondo della comunicazione pubblicitaria. Insieme, mettiamo in gioco le nostre competenze per trarre elementi, technicalities e suggerimenti che possano - in qualche maniera - ravvivare questo rapporto di attenzione. Molti altri elementi entrano in gioco, a cominciare dalla comunicazione non verbale. Se vogliamo, questo è un percorso che invita anche a ritrovarsi in autenticità nel rapporto. Del resto diceva lo stesso Paolo VI che l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri, lo fa perché sono testimoni.

D. - Ma quanto è importante esprimersi con efficacia? Spesso i fedeli si lamentano - anche lei lo ha accennato - della noiosità delle omelie…

R. - Ci sono - purtroppo - le trappole del buon pastore; molte volte ci si dilunga con toni anche soporiferi - se così si può dire - al di là del valore immenso che invece la parola può dare. Quindi, questo percorso tende veramente a valorizzare la parola. Quello che si pensa, quello che molti analisti autorevoli pensano in questo contesto, è che si sia persa - appunto - la vivacità della testimonianza, la gioia della trasmissione della Parola, del messaggio evangelico, e che in qualche modo, questo abbia poi allontanato le persone. Si fa troppa teologia, forse troppa filosofia, e si fanno pochi riferimenti alla vita, all’esperienza vera delle persone, che è esperienza di chi parla, di chi professa la Parola, ma è anche esperienza di vita di chi ascolta.

D. - Un Corso aperto anche ai laici ma rivolto soprattutto a sacerdoti e suore. Qualcuno sarà meravigliato che sono stati scelti come docenti un’esperta di pubblicità e un’esperta di spettacolo…

R. - In questo c’è il coraggio, la lungimiranza, un po’ la visione di chi ha promosso questo Corso. Io personalmente provengo da esperienze di corsi di breve durata di public speaking che però solitamente tengo per aziende. L’idea e il coraggio di intraprendere un percorso a livello universitario è nata per dare naturalmente uno spessore diverso e contestualizzarlo nell’ambito della comunicazione pastorale. L’idea delle presenze laiche probabilmente vuole essere un invito a creare quel ponte - quell’esperienza che di cui parlavo prima - tra i fedeli che vogliono sentir parlare maggiormente di esperienza, e i religiosi che in qualche modo dall’esperienza della vita dei laici, possono attingere ulteriore ispirazione.







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