2012-10-14 10:42:52

L'Anno della fede a Napoli. Il cardinale Sepe: portare con coraggio il Vangelo in un mondo ferito


Giovedì scorso Benedetto XVI ha aperto con una solenne celebrazione sul sagrato della Basilica di San Pietro, l’Anno della Fede. In tutte le diocesi del mondo sono svariate le iniziative legate a questo anno di grazia voluto dal Papa. Le proposte, nelle singole realtà locali, cercano di rispondere alle necessità particolari, come a Napoli, dove sono previsti dialoghi con la città, lectio divine, giornate dedicate a fidanzati e sposi, processioni e avvenimenti culturali. Ma su che cosa punta in particolare il nuovo anno pastorale nell’arcidiocesi di Napoli? Tiziana Campisi lo ha chiesto al suo arcivescovo, il cardinale Crescenzio Sepe:RealAudioMP3

R. – Quest’anno abbiamo messo come piano immediato dell’anno pastorale una fede rinnovata che deve contemplare la formazione integrale del cristiano che quando esce dalla Chiesa deve continuare a testimoniare questa fede nell’ambiente della società, nel luogo di lavoro nel quale è inserito.

D. – Che cosa può dare l’Anno della fede all’arcidiocesi di Napoli?

R. - Io credo che possa dare nuova vitalità all’interno della vita ecclesiale in quanto tale, un rinnovamento che deve partire dai pastori, dal vescovo, dai sacerdoti, dai religiosi e da tutti i laici. Certamente anche a Napoli c’è un mondo ferito, un mondo dove esiste anche la secolarizzazione, dove esiste anche una certa indifferenza religiosa, dove qualche volta si cerca di confinare la propria credenza solo nell’ambito personale, dove anche il dio denaro, le deviazioni morali, le illegalità, la corruzione, hanno parte, però c’è preponderante la volontà, direi soprattutto da parte dei laici, di essere di nuovo protagonisti di una vita cristiana che sia anche fermento di una vita più civile più autenticamente sociale.

D. - Quali necessità sta vivendo la sua arcidiocesi?

R. – Un po’ quella che si nota dappertutto. Ci sono difficoltà di ordine sociale, di ordine economico, di ordine finanziario. Sono una città e una diocesi che hanno sempre sofferto della mancanza di lavoro, di una educazione civile, di una vita che sia sentita come parte di comunità e quindi inserita anche nel contesto particolare che è tipico della nostra regione, della nostra città. Allora se noi riusciamo a smuovere queste incrostazioni e a far prendere coscienza di questa nostra realtà, delle ricchezze che ha, delle eccellenze dei suoi uomini, della buona volontà dei giovani, che sono una forza trainante di tutta la nostra comunità, allora questo può dare frutti insperati.

D. - Quali parole vorrebbe rivolgere ai suoi fedeli all’inizio di quest’anno della fede?

R. – Avere coraggio. Aprite i vostri cuori, aprite i vostri cuori e fate cadere tutte quelle mura di egoismo e di particolarismo perché solo aprendoci a Dio e aprendoci ai fratelli noi possiamo vivere con coerenza, con responsabilità, il dono della fede che Dio ci ha dato.







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