L'Anno della fede a Napoli. Il cardinale Sepe: portare con coraggio il Vangelo in
un mondo ferito
Giovedì scorso Benedetto XVI ha aperto con una solenne celebrazione sul sagrato della
Basilica di San Pietro, l’Anno della Fede. In tutte le diocesi del mondo sono svariate
le iniziative legate a questo anno di grazia voluto dal Papa. Le proposte, nelle singole
realtà locali, cercano di rispondere alle necessità particolari, come a Napoli, dove
sono previsti dialoghi con la città, lectio divine, giornate dedicate a fidanzati
e sposi, processioni e avvenimenti culturali. Ma su che cosa punta in particolare
il nuovo anno pastorale nell’arcidiocesi di Napoli? Tiziana Campisi lo ha chiesto
al suo arcivescovo, il cardinale Crescenzio Sepe:
R. – Quest’anno
abbiamo messo come piano immediato dell’anno pastorale una fede rinnovata che deve
contemplare la formazione integrale del cristiano che quando esce dalla Chiesa deve
continuare a testimoniare questa fede nell’ambiente della società, nel luogo di lavoro
nel quale è inserito.
D. – Che cosa può dare l’Anno della fede all’arcidiocesi
di Napoli?
R. - Io credo che possa dare nuova vitalità all’interno della vita
ecclesiale in quanto tale, un rinnovamento che deve partire dai pastori, dal vescovo,
dai sacerdoti, dai religiosi e da tutti i laici. Certamente anche a Napoli c’è un
mondo ferito, un mondo dove esiste anche la secolarizzazione, dove esiste anche una
certa indifferenza religiosa, dove qualche volta si cerca di confinare la propria
credenza solo nell’ambito personale, dove anche il dio denaro, le deviazioni morali,
le illegalità, la corruzione, hanno parte, però c’è preponderante la volontà, direi
soprattutto da parte dei laici, di essere di nuovo protagonisti di una vita cristiana
che sia anche fermento di una vita più civile più autenticamente sociale.
D.
- Quali necessità sta vivendo la sua arcidiocesi?
R. – Un po’ quella che si
nota dappertutto. Ci sono difficoltà di ordine sociale, di ordine economico, di ordine
finanziario. Sono una città e una diocesi che hanno sempre sofferto della mancanza
di lavoro, di una educazione civile, di una vita che sia sentita come parte di comunità
e quindi inserita anche nel contesto particolare che è tipico della nostra regione,
della nostra città. Allora se noi riusciamo a smuovere queste incrostazioni e a far
prendere coscienza di questa nostra realtà, delle ricchezze che ha, delle eccellenze
dei suoi uomini, della buona volontà dei giovani, che sono una forza trainante di
tutta la nostra comunità, allora questo può dare frutti insperati.
D. - Quali
parole vorrebbe rivolgere ai suoi fedeli all’inizio di quest’anno della fede?
R.
– Avere coraggio. Aprite i vostri cuori, aprite i vostri cuori e fate cadere tutte
quelle mura di egoismo e di particolarismo perché solo aprendoci a Dio e aprendoci
ai fratelli noi possiamo vivere con coerenza, con responsabilità, il dono della fede
che Dio ci ha dato.