In Montenegro circa mezzo milione di elettori sono stati chiamati ieri a rinnovare
gli 81 membri del parlamento. Dopo il via ufficiale - a giugno scorso, dei negoziati
di adesione con l'Unione europea, la coalizione di centrosinistra al potere, certa
di una riconferma alle urne, ha convocato il voto con sei mesi di anticipo, per conferire
un mandato pieno alla legislatura che guiderà i delicati colloqui con Bruxelles. I
sondaggi della vigilia danno per scontata la nona vittoria consecutiva del Partito
democratico dei socialisti di Milo Djukanovic. Unico leader balcanico sopravvissuto
al crollo della Jugoslavia, il controverso uomo forte del Montenegro non ricopre cariche
di governo dal 2010, ma resta intatta l'eredità politica del suo ventennio di potere
personale. A scalfirla ci proverà l'opposizione, coalizzata in un 'Fronte democratico'
che candida premier Miodrag Lekic, ex diplomatico, oggi docente alla Luiss di Roma.
Proverà a capitalizzare l'esigenza di cambiamento emersa dalle proteste antigovernative
della scorsa primavera. Svanita, infatti, la sbronza post-indipendenza dichiarata
dalla Serbia nel 2006, la crescita del Montenegro - paese già affetto dal cancro di
corruzione e crimine organizzato - è ferma oggi allo 0,5% del Pil, mentre schizzano
disoccupazione e debito pubblico. (Isotta Galloni)