2012-10-13 08:44:20

L’intervento del prof. Arber al Sinodo: scienza e fede complementari


Si chiude oggi la prima settimana di lavori del Sinodo dei vescovi, dedicato alla nuova evangelizzazione. Il programma odierno prevede la continuazione della discussione generale in Aula. Ieri pomeriggio, invece, i Padri sinodali hanno ascoltato l’intervento del professor Werner Arber, presente all’Assemblea in veste di invitato speciale. Premio Nobel per la medicina nel 1978, nel 2011 il professor Arber è stato nominato da Benedetto XVI presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, primo protestante a ricoprire tale incarico. Al centro del suo intervento al Sinodo, i rapporti tra scienza e fede. Il servizio di Isabella Piro:

“Scientific knowledge and faith are and should remain to be complementary…”
Scienza e fede sono e devono continuare ad essere elementi complementari per la conoscenza umana: è questo il punto focale dell’intervento al Sinodo del prof. Arber. Un discorso tecnico, ma anche molto umano, basato sulla consapevolezza che la scienza “finora non è riuscita a trovare risposte pertinenti” a tutti gli interrogativi dell’uomo, soprattutto a quelli che “trascendono la sfera naturale”. Ruolo che, invece, le credenze religiose possono ricoprire.

Benedetto XVI è presente in Aula ed ascolta, attento, il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze citare la Genesi per dimostrare che sin da allora esisteva una concordanza tra fede e scienza, poiché il Vecchio Testamento riporta una sequenza logica di avvenimenti possibili per la creazione della vita.

Il tono del prof. Arber si fa, poi, molto schietto quando afferma che “finora, la scienza non ha ancora una nozione precisa dei fondamenti della vita”, o meglio della “cosiddetta creazione dal nulla”, la quale resta “materia da trattare attraverso la filosofia”. E pur ritenendo che possa esistere la vita su pianeti extraterrestri, il premio Nobel mette in guardia: manca l’evidenza scientifica di questa ipotesi.

Ma a cosa serve oggi la scienza? Il prof. Arber lo dice chiaramente: la scienza apre a nuove applicazioni tecnologiche che migliorano la vita e l’ambiente dell’uomo, plasmandone il futuro. In quest’ottica, quindi, Chiesa, società civile, economia e scienza vengono chiamate ad assumersi la corresponsabilità di stabilire una nuova concezione del futuro che comporti benefici a lungo termine per l’intera umanità.

Per raggiungere questo risultato, continua il premio Nobel, bisogna che le società moderne rispettino regole di condotta opportune, facilmente accettabili se radicate nella fede religiosa. In fondo, afferma il prof. Arber, anche Gesù sarebbe favorevole all’applicazione della scienza per il bene dell’umanità e nel rispetto delle leggi della natura.

Un esempio pratico di tale principio sono le piante transgeniche: i metodi adottati per crearle seguono le leggi naturali dell’evoluzione biologica, spiega Arber, e non comportano rischi legati all’ingegneria genetica. In quest’ottica, quindi, potrebbero davvero alleviare il problema della fame nel mondo, per un futuro in cui lo sviluppo sia sicuro, responsabile e sostenibile.








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