Nigeria: gravi crimini compiuti da Boko Haram e dall'esercito di Abuja
Per la grave situazione in Nigeria, Human Right Watch lancia un forte allarme. In
un rapporto l’organizzazione afferma che, sia Boko Haram, gruppo terroristico di matrice
islamica, sia le forze di sicurezza nigeriane sono responsabili di crimini contro
l'umanità. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Enrico Casale, esperto
di Africa del periodico dei Gesuiti “Popoli”:
R. – Il problema
della Nigeria è l’esplodere di questo fondamentalismo religioso, la cui espressione
più violenta è la setta di Boko Haram: il movimento fondamentalista islamico radicale,
che rifiuta tutto ciò che viene dall’Occidente e quindi anche la fede cristiana. Questa
situazione rappresenta quindi un grande pericolo per la stabilità del Paese, il Paese
più popoloso dell’Africa e principale esportatore di petrolio del continente.
D.
– Precise accuse vengono fatte anche all’esercito…
R. – Certamente. La reazione
dell’esercito e della polizia è stata molto dura e ha quindi coinvolto anche la popolazione
civile, che non c’entra nulla né con Boko Haram né con le forze armate. Così come,
d’altra parte, anche Boko Haram colpisce gente inerme: in particolare i cristiani
che vanno in chiesa la domenica mattina.
D. – Quali altri Paesi africani stanno
vivendo questa problematica così drammatica?
R. – Quello del fondamentalismo
islamico è un problema che si sta estendendo in alcuni Paesi del Sahel e dell’Africa
sub-sahariana. Pensiamo al Mali, dove, sull’onda della rivolta tuareg, inizialmente
laica, si sono inseriti movimenti fondamentalisti che, di fatto, hanno preso il controllo
delle regioni settentrionali del Paese. Pensiamo soprattutto anche alla Somalia, dove
il movimento degli Al-Shabab, legato fortemente ad al Qaeda, è tuttora attivo e si
teme che, nonostante abbia perso alcune roccaforti, possa ancora opporsi al governo
attraverso una strategia di guerriglia, che probabilmente ancora per molto tempo infiammerà
il Paese del Corno d’Africa.
D. – Un grave ostacolo, tutto questo, al percorso
di stabilizzazione di questi Paesi: un percorso difficile, arduo…
R. – Certamente.
Soprattutto il Mali, che fino a poco tempo fa era considerato uno dei Paesi più stabili
dell’intero continente africano e dove si teme un’offensiva delle forze armate maliane,
sostenute da alcuni alleati dell’Africa occidentale. Ma anche la Somalia, che viene
da più di 20 anni di guerra civile, è tuttora infiammata da questo conflitto contro
le forze fondamentaliste islamiche.