Al centro del Sinodo anche gli abusi: vanno riconosciuti. Appello per la Nigeria:
la religione non sia strumentalizzata
Vicinanza e solidarietà alla Nigeria, con l’auspicio che la religione non venga manipolata
dalla politica, ma sia uno strumento di pace. Questo il pensiero espresso ieri dal
Sinodo dei Vescovi, in corso in Vaticano sul tema della nuova evangelizzazione. All’ordine
del giorno, anche lo scandalo degli abusi sessuali che, afferma l’Assemblea, non bisogna
temere di riconoscere. Al termine della mattinata, nell’atrio dell’Aula Paolo VI,
Benedetto XVI ha pranzato con i Padri Sinodali ed alcuni Padri conciliari. Presenti
anche il Patriarca ecumenico Bartolomeo I e l’arcivescovo di Canterbury, l’anglicano
Rowan Williams. Nel pomeriggio, i lavori in Aula sono ripresi con l’intervento di
Verner Arber, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze e premio Nobel per
la medicina nel 1978. Al centro del suo discorso, il rapporto tra scienza e fede,
definite "complementari per la conoscenza". Il servizio di Isabella Piro:
Una preghiera
per la Nigeria, in particolare per il Nord del Paese, scenario di numerosi e prolungati
scontri: si apre così la settima Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi. I
presuli esprimono vicinanza e solidarietà alla Chiesa nigeriana che da tempo si adopera
per promuovere la pace e la giustizia, con la speranza la religione non venga manipolata
a scopo politico o dai singoli gruppi, ma possa essere davvero uno strumento di riconciliazione.
Poi, lo sguardo dell’Assemblea episcopale si sofferma sullo scandalo degli
abusi sessuali. Non bisogna aver paura di riconoscerli, dicono i vescovi, anzi: la
nuova evangelizzazione non dimentichi le vittime di tali abusi, ma le ascolti, cercando
di comprenderne il dolore e la sfiducia. Ciò che occorre, continuano i presuli, è
creare ambienti sani per i bambini ed i più vulnerabili. E per farlo, serve un cambiamento
nella mentalità e nelle strutture della Chiesa, insieme ad un maggior coinvolgimento
delle donne.
Altro tema particolarmente sentito dall’Assemblea episcopale
è quello del sacerdozio: crisi della fede e crisi della vocazione sono collegate,
dicono i vescovi, forse anche a causa della Chiesa stessa che non si appassiona più
come una volta alla predicazione di Cristo. La scelta vocazionale non può essere di
comodo, ma deve essere un’opzione preferenziale per Cristo: se il messaggio del Vangelo
non è più attraente per i fedeli è forse perché non lo è più per i sacerdoti stessi,
ipotizza il Sinodo.
Il pensiero dei vescovi va, quindi, ai più poveri, anche
a quelli nello spirito, discriminati dalla società per razza, genere, casta. Oggi
che l’asse della cristianità si sta spostando sempre più verso i Paesi in via di sviluppo,
evidenziano i presuli, l’attenzione per gli emarginati deve essere il primo punto
dell’agenda della nuova evangelizzazione.
E ancora: il Sinodo affronta il
tema del rapporto tra scienza e fede, ribadendo che esse sono distinte, ma non contrapposte,
poiché unico è il loro oggetto, ossia l’essere umano. Indispensabile, perciò, un dialogo
reciproco scevro di arroganza e di confusione dei rispettivi approcci. Nello stesso
contesto, l’Assemblea episcopale affronta l’emergenza educativa: oggi, le scuole e
le università, soprattutto quelle cattoliche, sono sempre più sottomesse al controllo
dello Stato, che impone la sua visione attraverso i programmi, i libri di testo e
la formazione dei docenti, definita un vero “cavallo di Troia”. In molti casi, in
Occidente, ciò ha provocato una sorta di scristianizzazione ed è quindi urgente che
la Chiesa promuova il dialogo tra fede e cultura, coinvolgendo nell’attività di formazione
le famiglie e gli altri centri educativi, come gli oratori.
Nell’ambito della
secolarizzazione, inoltre, l’Aula del Sinodo riconosce il successo del Cortile dei
gentili, l’iniziativa voluta dal Papa e promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura
per favorire il dialogo con i non credenti che non conoscono Dio ma, in fondo, lo
cercano. E fondamentale anche un altro tipo di dialogo: quello interreligioso, soprattutto
là dove esso si declina come cristiano-islamico. In quest’ambito, esso va visto essenzialmente
con un dialogo di vita, nel cuore della testimonianza evangelica.
Due, invece,
i temi dominanti della discussione generale di giovedì pomeriggio: le parrocchie ed
i mass-media. Riguardo alle prime, i vescovi le definiscono "luoghi privilegiati"
per la nuova evangelizzazione e la trasmissione della fede, perché senza un nuovo
slancio missionario delle comunità parrocchiali, sarà difficile vivere una radicale
nuova evangelizzazione.
Quanto ai mass-media, il Sinodo chiede a Pastori,
insegnanti e catechisti di comprendere al meglio la sfida di evangelizzare in un mondo
in cui la comunicazione di massa ha potere sulla sfera religiosa e morale dell'uomo.
Non è sufficiente, sottolineano i vescovi, che la Chiesa abbia mass-media proprio
o che promuova film religiosi: ciò che occorre è avvicinare i fedeli alla natura del
mistero della fede come antidoto alla spettacolarizzazione della realtà. In pratica,
per essere evangelizzatrice, la Chiesa deve essere mediatica. E i giornalisti, chiamati
ad accendere nell'uomo la speranza attraverso la verità, devono sentirsi come capitani
di una nave, per salvare l'umanità dal mare del secolarismo contemporaneo.
L'Assemblea
dei vescovi non dimentica, poi, i malati ed i sofferenti e richiama la necessità di
includere, nel progetto evangelizzatore, la cura degli infermi ed il sollievo dalle
sofferenze, guardando alla Chiesa come comunità sanata dal Signore e quindi risanante.
Anche i giovani non vengono trascurati dal Sinodo: tra i destinatari della nuova evangelizzazione,
essi occupano un posto primario poiché, anche se lontani dalla pratica religiosa,
portano nel cuore la sete di Dio. L'attenzione dei presuli va, in particolare, ai
figli di coppie divorziate e risposate, i quali spesso rimangono estranei ai sacramenti
a causa della non partecipazione dei loro genitori. Ed è qui, allora, che occorre
una svolta nel senso della carità pastorale ed una riflessione sui modi e i tempi
necessari per il riconoscimento della nullità del vincolo matrimoniale.
Un
ulteriore suggerimento guarda alla possibilità di rendere concisi, precisi e chiari
i dogmi di fede, così che riescano a toccare la vita quotidiana e le aspirazioni umane,
dei fedeli.
Infine, al Sinodo giunge il saluto del Consiglio mondiale delle
Chiese che ribadisce l'importanza ecumenica del Concilio Vaticano II e sottolinea
che operare per l’unità della Chiesa significa operare per l’unità di tutta la vita.