Il presidente Napolitano invoca una legge per stroncare gli abusi di denaro pubblico
Il presidente italiano Giorgio Napolitano, ricevendo al Quirinale una rappresentanza
della Conferenza delle Regioni, ha indicato la necessità di “un immediato intervento
legislativo per ridurre i costi della politica” e per stroncare “intollerabili fenomeni
di abuso del denaro pubblico e di malcostume”. Il governatore della Regione Lombardia,
Roberto Formigoni, ha ribadito intanto che non sono in questione le sue dimissioni.
La Giunta - ha detto Formigoni - è “azzerata”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Dopo l’arresto
dell’assessore Domenico Zambetti, accusato di aver versato 200 mila euro a due esponenti
della ‘ndrangheta per assicurarsi 4 mila voti nelle consultazioni del 2010, il governatore
Roberto Formigoni respinge l’ipotesi delle dimissioni e avverte la Lega che, in caso
di rottura dell’alleanza in Regione, le alternative saranno le elezioni o il rimpasto
della Giunta. Il presidente della Regione Lombardia, condannato oggi dal Tribunale
di Milano a 900 euro di multa per diffamazione a mezzo stampa a danno del partito
Radicale, annuncia anche che la Giunta sarà fortemente ridimensionata e rinnovata
nella composizione dei suoi membri. A Reggio Calabria, intanto, si insedieranno lunedì
prossimo con pieni poteri i tre commissari che per 18 mesi guideranno il Comune, sciolto
ieri dal Consiglio dei ministri per contiguità con la criminalità organizzata, su
proposta del ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. “Il Comune di Reggio Calabria
- si legge nel decreto del ministro Cancellieri - presenta forme di condizionamento
da parte della criminalità organizzata tali da determinare l'alterazione del procedimento
di formazione degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento
e l’imparzialità dell'amministrazione con grave pregiudizio per l’ordine e la sicurezza
pubblica”.
La politica italiana è dunque scossa dalla vicenda della Regione
Lombardia e dallo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per contiguità con la
'ndrangheta. Su quanto sta accadendo Benedetta Capelli ha raccolto il parere
del prof. Alberto Lo Presti, docente di Storia delle dottrine politiche alla
Pontificia Università San Tommaso d'Aquino - Angelicum di Roma:
R. – Ci sono
alcuni fattori a monte di tutto questo stato di cose. Intanto, una classe politica
che ha vissuto la missione politica con un po’ di spregiudicatezza, mettendo in mostra
la capacità di dominare gli interessi in quanto persone fortemente coinvolte nei processi
economici. Questo non ha funzionato, perché la stessa politica ne è rimasta influenzata
ad un punto tale che oggi il nostro senso di saturazione degli scandali è molto sceso.
Quasi non ci meraviglia più del politico corrotto o del politico che ha utilizzato
risorse comuni per i propri interessi personali. In più a questo si è accompagnato
un processo istituzionale, nel quale abbiamo pensato il federalismo come la semplice
distribuzione di risorse a livello locale e il livello locale ha pensato di trovare
quegli angoli, quegli interstizi del meccanismo politico, nel quale appunto è difficile
operare qualsiasi controllo. In tutto questo, allora, c’è bisogno sia di lavorare
sempre sul piano morale, stando attenti e alzando la soglia della propria intolleranza
verso il malcostume e, dall’altra parte, considerare la devolution in forma corretta.
D.
– La riforma della legge elettorale come il ddl sulla corruzione possono aiutare un
po’ a sgomberare il campo?
R. – Assolutamente sì. Tornare alle preferenze,
discutere di una legge elettorale senza che ci sia un premio di maggioranza assegnato
alla coalizione o al partito, queste sono tutte discussioni necessarie. Non crediamo
però di affidare alla legge elettorale e alla sua riforma la possibilità di arginare
il malcostume, perché questo sarebbe improprio.
D. – Da Mani Pulite ad oggi
che cosa è successo? La stagione di Mani Pulite sembrava essere una stagione di rinascita
della politica stessa e invece qualcosa non ha funzionato...
R. – Quella fu
una stagione davvero particolare nella quale c’era un mondo bipolare che veniva meno.
Quindi interessi cristallizzati fra destra e sinistra che si sono dissolti con la
caduta del Muro di Berlino ed anche una certa carenza a livello etico ha prodotto
il crollo di una classe politica, sommersa anche dai fenomeni di corruzione. Qui invece
siamo di fronte a qualcosa di ben più grave cioè non c’è più alcun motivo ideologico.
Qui non c’è nessun fine "buono" nella corruzione che molti esponenti stanno esibendo.
Il problema, dunque, è autenticamente morale. Penso che ci sia proprio un fattore
che è ancora più decadente oggi rispetto a quello di allora. E proprio per questa
ragione penso che se ne possa uscire fuori meglio. Sta proprio alle coscienze dei
cittadini e all’azione partecipata di tante associazioni costituite, in vista del
buon governo, far sentire la propria voce e curare i malanni lì dove si presentano.
D. – Quindi, sostanzialmente, dalla crisi dei partiti siamo passati ad una
crisi dei valori...
R. – Prima c’era la crisi dei partiti, dettata dal declino
ideologico, oggi invece c’è proprio un malcostume diffuso dettato da una classe politica
spregiudicata che, negli ultimi 20 anni, ha trasmesso un’immagine vincente di sé nella
misura in cui era spregiudicata; c’è poi un meccanismo istituzionale che non ha saputo
trovare i bilanciamenti rispetto alla devolution e, appunto, da un sistema elettorale
che ha mandato in Parlamento o negli scranni della rappresentanza politica persone
spregiudicate, perché capaci di aggregare consenso in modo più o meno opaco.