Udienza generale. Il Papa definisce il Concilio "bussola" del nostro tempo
Benedetto XVI ha dedicato ieri l'udienza generale in Piazza San Pietro al 50.mo anniversario
del Concilio Vaticano II che ha definito un evento di luce, “un forte appello a riscoprire
ogni giorno la bellezza della nostra fede”. Il Papa ha esortato i fedeli a tornare
agli autentici insegnamenti del Concilio liberandoli da quelle interpretazioni che
spesso li hanno falsati. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un “grande affresco”,
un “dipinto” davanti al quale mettersi, o rimettersi, per scoprirne, o riscoprirne,
la “straordinaria ricchezza” dei “frammenti”, dei “tasselli”, dei suoi “particolari
passaggi”. Per venti minuti, Benedetto XVI invita le persone in Piazza San Pietro
ad ammirare, attraverso l’occhio dei suoi ricordi, i giorni e gli anni di quella che,
prendendo a prestito Papa Wojtyla, ribadisce essere stata “la grande grazia di cui
la Chiesa ha beneficiato nel XX secolo”: il Concilio Vaticano II. Giorni e anni sui
quali, osserva subito il Papa, si è depositato il sedimento di troppe analisi, che
hanno tolto brillantezza ai colori originali:
“I documenti del Concilio
Vaticano II, a cui bisogna ritornare liberandoli da una massa di pubblicazioni che
spesso invece di farli conoscere li hanno nascosti, sono, anche per il nostro tempo,
una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo
a tempeste o ad onde calme e tranquille, per navigare sicura ed arrivare alla meta”.
Il
prof. Joseph Ratzinger al Concilio c’era con la qualifica di “perito”, uno specialista.
E da esperto ricorda alla gente che, in duemila anni di storia, quando la Chiesa ha
indetto un Concilio è perché doveva dirimere questioni dottrinali. Invece, osserva
Benedetto XVI, a metà del 20.mo secolo “non c’erano particolari errori di fede da
correggere”. Ai Padri conciliari, dunque, Giovanni XXIII chiede soprattutto che si
trovi un “modo rinnovato”, “incisivo”, di mettere in dialogo la fede con un mondo
che se ne sta allontanando:
“Il Papa desiderava che la Chiesa riflettesse
sulla sua fede, sulle verità che la guidano. Ma da questa seria, approfondita riflessione
sulla fede, doveva essere delineato in modo nuovo il rapporto tra la Chiesa e l’età
moderna, tra il Cristianesimo e certi elementi essenziali del pensiero moderno, non
per conformarsi ad esso, ma per presentare a questo nostro mondo, che tende ad allontanarsi
da Dio, l’esigenza del Vangelo in tutta la sua grandezza e in tutta la sua purezza”.
Oggi,
gli uomini “sono intenti al regno della terra piuttosto che al regno dei cieli”, il
nostro è un tempo “in cui la dimenticanza di Dio si fa abituale”. Queste parole, citate
da Benedetto XVI, furono pronunciate nel 1965 da Paolo VI, quando il Concilio volgeva
al termine. Eppure, rileva il Papa, la loro attualità è impressionante:
“Noi
vediamo come il tempo in cui viviamo continui ad essere segnato da una dimenticanza
e sordità nei confronti di Dio. Penso, allora, che dobbiamo imparare la lezione più
semplice e più fondamentale del Concilio e cioè che il Cristianesimo nella sua essenza
consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e nell’incontro, personale e comunitario,
con Cristo che orienta e guida la vita: tutto il resto ne consegue”.
Nel
ricordare i “quattro punti cardinali” della bussola del Vaticano II, in grado di orientare
anche la Chiesa di oggi nella sua missione evangelizzatrice – e cioè le Costituzioni
conciliari Sacrosanctum Concilium, Lumen gentium, Dei Verbum
e Gaudium et spes, il Papa ha terminato auspicando che l’eredità del Concilio
aiuti i cristiani a “riscoprire ogni giorno la bellezza” della fede:
“La
cosa importante oggi, proprio come era nel desiderio dei Padri conciliari, è che si
veda - di nuovo, con chiarezza - che Dio è presente, ci riguarda, ci risponde. E che,
invece, quando manca la fede in Dio, crolla ciò che è essenziale, perché l’uomo perde
la sua dignità profonda e ciò che rende grande la sua umanità, contro ogni riduzionismo".
L’udienza
generale si è poi conclusa con le consuete sintesi in varie lingue da parte del Papa
e, per la prima volta, la catechesi è stata riassunta nei suoi contenuti principali
anche in lingua araba. Ai saluti, Benedetto XVI ne ha rivolti alcuni in particolare
all’Associazione Famiglie per l’Accoglienza, nel 30.mo di fondazione, ai partecipanti
al convegno promosso da Radio Maria e ai diaconi permanenti dell’Arcidiocesi di Milano.