Siria. Appello Caritas: si allarga l'emergenza umanitaria. Servono aiuti
“Ad Aleppo la popolazione è allo stremo perchè da tre mesi regnano insicurezza, disoccupazione,
povertà, mentre le scuole sono chiuse e negli ospedali mancano medici e medicinali.
Tuttavia assistiamo ad una grande solidarietà tra le famiglie e vediamo che i giovani
si mobilitano per servire i poveri”: così mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo
e presidente della Caritas Siria, racconta all'agenzia Fides la situazione nella città
di Aleppo. La sofferenza della popolazione siriana è stata martedì al centro della
preghiera innalzata dai partecipanti al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, in corso
in Vaticano. “Quel che ci rattrista di più – nota il vescovo Audo a Fides – è lo stato
di prostrazione psicologica che spinge molte famiglie cristiane a emigrare. Ci conforta,
invece, la guida del Santo Padre e le sue parole consegnateci nell’Esortazione Apostolica
post sinodale durante la sua visita in Libano. Ci aggrappiamo ai suoi insegnamenti
– conclude mons. Audo – per continuare ad andare avanti giorno per giorno, compiendo
servizi di carità ai poveri e lavorando per la pace, restando fedeli nell'ascoltare
la Parola di Dio e nel celebrare l'Eucaristia”. Sempre alla Fides, il laico cattolico
Pascal Kateb, direttore esecutivo di Caritas Siria, che coordina il lavoro dell’organizzazione
a Damasco, afferma che mentre il conflitto continua, “l’emergenza umanitaria si allarga
sempre più: anche se facciamo del nostro meglio, non riusciamo a soddisfare tutti
i bisogni dei profughi. Abbiamo urgenza di altri aiuti umanitari. Siamo presenti a
Damasco, Aleppo, Homs e in altre aree interessate dal conflitto. Lavoriamo in condizioni
molto difficili - prosegue Kateb -. Ma gli sfollati da assistere sono migliaia e la
Caritas è fra le poche organizzazioni che raggiunge zone remote o pericolose, in forza
della sua neutralità, riconosciuta in tutti i contesti dove opera nel mondo. Ma la
situazione si fa ogni giorno più pesante”. Il direttore racconta che “solo a Damasco
la Caritas assiste 1.500 famiglie bisognose di tutto, molti sono sfollati giunti dall’area
di Homs. Ai profughi non chiediamo il gruppo etnico o la religione: sono di tutte
le comunità e confessioni. A Homs lavoriamo insieme con i Gesuiti del Jesuit Refugees
Service, e siamo molto vicini alla gente che soffre”. “Accade che in alcune scuole
– spiega Kateb – i bambini seguono le lezioni la mattina, ma nel pomeriggio e la notte
gli stessi edifici ospitano i profughi. E’ una situazione terribile. Per l’apertura
delle scuole mancavano libri, penne, oggetti scolastici: abbiamo usato i fondi che
la Caritas aveva per il proprio piccolo ufficio. Ora stiamo cercando nuovi donatori
che possano coprire queste spese per i bambini siriani, di tutte le confessioni”.
(R.P.)