2012-10-10 16:01:26

Israele, elezioni anticipate. Contrasti nel governo in materia economica


Elezione anticipate in Israele all’inizio del nuovo anno, inizialmente previste nell’ottore 2013. Le ha annunciate martedì il primo ministro Netanyahu. All’origine della crisi politica, il mancato accordo nella maggioranza di governo sulla Legge finanziaria da approvare in parlamento. Roberta Gisotti ha intervistato Marcella Emiliani, storica del Medio Oriente:RealAudioMP3

D. – Dott.ssa Emiliani, Netanyahu, parlando con i giornalisti si è vantato, dicendo: “Abbiamo evitato una disoccupazione di massa, creato posti di lavoro, investito in sanità, educazione e trasporti”. Dunque, perché ora queste divergenze in materia economica?

R. – Le divergenze in materia economica derivano dall’alleanza, che attualmente regge il governo Netanyahu: lui è alleato con molti partiti ultraortodossi, che battono cassa in continuazione sulle case, sui trasporti… E in Israele, quelle ultraortodosse sono le famiglie più numerose e quindi operare dei tagli è più complicato. Sempre con gli ultraortodossi, ha poi il problema dell’esenzione dal servizio militare degli studenti delle "yeshi-vot", cioè delle scuole religiose. Diciamo quindi che c’è un po’ di "maretta". Quello che vuol fare è conquistare voti al centro - e per centro intendiamo il partito Kadima, che attualmente è molto diviso al proprio interno e sotto la leadership della Shelly Yacimovic - non dà sufficienti garanzie di un ruolo politico che garantisca agli israeliani sicurezza, che è poi quello che interessa Netanyahu.

D. – Non solo crisi economica in quest’anticipo annunciato di elezioni: Netanyahu ha, infatti, citato anche i “trambusti regionali”, la minaccia iraniana e la necessità – ha detto – di garantire “gli interessi nazionali in future trattative”…

R. – E’ parere quasi unanime di tutti i commentatori israeliani in questo momento, che i motivi di bilancio siano solo secondari nella richiesta di elezioni anticipate. Quel che Netanyahu vuol fare è farsi trovare forte al momento delle elezioni americane per poter eventualmente fronteggiare una rielezione di Barak Obama, con cui non va molto d’accordo. Quello che si teme, soprattutto in Occidente, è che voglia poi andare - con un governo forte - ad una prova di forza con l’Iran: questa famosa guerra contro l’Iran che viene temuta non solo in Occidente, ma anche in tutto il Medio Oriente, perché è evidente che toccare l’Iran significherebbe scatenare l’equivalente di una terza guerra mondiale.

D. – Netanyahu si è candidato già per un nuovo mandato. E’ certa la vittoria del suo partito?

R. – Il Likud, in questo momento, è un partito forte. Il problema in Israele - con quel proporzionale quasi secco che hanno, con una soglia dell’1,5% - è che il panorama politico è estremamente sbriciolato. Difficilmente, il Likud potrà conquistare la maggioranza assoluta per fare un governo da solo. Quindi, in questo caso, Netanyahu deve preoccuparsi di conquistare più partitini possibili per la sua coalizione: le coalizioni – come sappiamo – sono sempre piuttosto ballerine… Lui parte da una posizione forte, ma ritiene che se arriva ad ottobre con quello che sta succedendo in Siria - con la tensione tra Turchia e Siria, con i partiti islamici al potere in Egitto soprattutto, che è il Paese arabo che in questo momento gli dà più preoccupazione, assieme alla Siria - debba rafforzarsi immediatamente con elezioni anticipate per affrontare tutte le possibili evenienze, che si sono create in Medio Oriente con le ‘primavere arabe’.







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