2012-10-10 11:43:47

Giornata della salute mentale: la depressione colpisce 350 milioni di persone


Ricordata ieri la 20.ma Giornata mondiale della salute mentale. Venne istituita nel 1992, con l’obiettivo di attirare l’attenzione su patologie e disturbi comuni a persone di qualsiasi nazionalità, cultura o condizioni economiche e sociali. Il tema della Giornata è “Investire nella salute mentale” e, quest’anno, l’attenzione è sulla depressione che, secondo la World Federation for Mental Health, colpisce 350 milioni persone nel mondo. Si stima che fra pochi anni, nel 2025, la depressione sarà la prima causa di disabilità cronica. Eliana Astorri ha intervistato il prof. Luigi Janiri, docente presso l’Istituto di Psichiatria e Psicologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:RealAudioMP3

R. – Per salute mentale s’intende una condizione – potremmo dire – di benessere psichico o anche se vogliamo, in modo più esteso, benessere psico-fisico, per cui un individuo nel suo ambiente di riferimento riesce a funzionare in modo soddisfacente, per se stesso e per gli altri, nelle varie aree previste: l’area familiare, l’area delle relazioni sociali, l’area lavorativa e anche l’area legale. Quindi nelle varie aree esistenziali questa persona deve poter trovare non soltanto un proprio funzionamento ottimale, ma anche una sua realizzazione. Questo è un po’ il concetto di salute mentale: una persona sufficientemente adattata e sufficientemente in pace con se stessa.

D. – Qual è il futuro di una persona con patologie o disturbi mentali che non viene trattata e che viene lasciata a se stessa?

R. – Se non interviene un programma di trattamento per una persona con problemi di natura mentale, certo il destino è quello della cronicizzazione. Noi ci dobbiamo ricordare che la depressione entro pochi anni, entro il 2025, diventerà la prima causa di disabilità cronica. Quindi il problema è proprio questo: se una patologia mentale non viene sufficientemente indirizzata ad un trattamento, può diventare una causa di disabilità cronica, con tutte le conseguenze che ne derivano a livello sociale, a livello economico, a livello lavorativo. Parliamo, quindi, proprio di un discorso di ricaduta importante sulla società.

D. – Quali sono i sintomi della depressione…

R. – La depressione è una malattia che a livello di gravità va da situazioni abbastanza leggere - le famose sindromi ansiose-depressive, in cui la depressione è mista all’ansia in modo inestricabile - a situazioni, invece, anche molto gravi – le cosiddette depressioni psicotiche, maggiori o anche endogene – in cui probabilmente c’è un ruolo importante, che è il fattore biologico, alla base. Ci sono poi dei disturbi in cui si manifestano dei sintomi molto gravi: si arriva addirittura al delirio, alle allucinazioni oppure si può arrivare, al culmine della disperazione, a tentare il suicidio. Quindi sono disturbi in cui c’è un’importante componente dell’ideazione – le idee sono pessimistiche, c’è una auto-svalutazione, una sfiducia negli altri e verso di sé; c’è una componente affettiva ed emotiva, per cui la persona piange in continuazione oppure - al contrario può avere apatia e non provare sentimenti di alcun tipo, non provare gioia e piacere nelle cose che prima, invece, la interessavano. Poi, la terza importante componente sintomatologica è quella dei disturbi e delle turbe neurovegetative o somatiche: quindi ansia, ma ancora più importanti sono i disturbi del sonno, i disturbi del comportamento alimentare e quindi le abbuffate bulimiche di tipo compensatorio oppure, al contrario, il lasciarsi andare e non mangiare perché non si ha più la voglia di vivere e quindi di nutrire il corpo. Ci sono molti, molti sintomi che ci fanno capire che la depressione, oltre che essere una malattia psicologica, è anche una malattia somatica.

D. – Però è importante dire che tristezza e malinconia non sono depressione?

R. – Negli ultimi tempi, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV) parla della melanconia come di una forma di depressione, caratterizzata soprattutto dalla mancanza della capacità di provare piacere. Quindi è un termine ripreso da Ippocrate ed è quindi un vecchio termine, che però è ripreso e rimesso un po’ in circolo. La tristezza, no: la tristezza è un sentimento e come tutti i sentimenti appartiene a tutte le persone. Quando la tristezza diventa patologica e chiaramente per intensità, per durata, ma soprattutto perché si accompagna a questi altri sintomi - di cui abbiamo parlato - allora entriamo nel campo della depressione.

D. – I problemi di tipo mentale possono colpire tutti, ma c’è una differenza - quantomeno di incidenza - fra le popolazioni dei Paesi sviluppati, di quelli intermedi o di quelli poveri?

R. – Nei Paesi sviluppati sicuramente le patologie da stress - e quindi intendiamo disturbi d’ansia e disturbi depressivi, soprattutto di tipo reattivo - sono più frequenti. Nelle civiltà meno industrializzate, e quindi anche nei Paesi più poveri, prevalgono patologie legate, in parte, alla cultura – e alcune di queste sono anche di difficile classificazione, pensiamo ad esempio ai disturbi dissociativi - e altre sono invece delle forme un po’ variate di patologie mentali come quelle che vediamo anche noi. Quindi la schizofrenia o la depressione sono malattie che in altri Paesi si possono presentare anche in altri modi rispetto a quelli a cui noi siamo abituati. Alcuni disturbi, però, come quelli psicotici sembrano essere in queste forme, per certi versi, anche più frequenti rispetto a noi. Però, ripeto, da noi prevalgono le patologie che potremmo considerare genericamente da stress.


Ultimo aggiornamento: 11 ottobre







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