Colpo alla 'ndrangheta. Arresti a Milano e Reggio. In manette assessore di Formigoni
Un nuovo scandalo scuote la Regione Lombardia all'indomani dell'approvazione, con
la Legge di stabilità, dell'istituzione del Commissario anticorruzione, che presiederà
la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni
pubbliche. Deciso anche lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria
per contiguità con la criminalità organizzata. Il servizio di Giampiero Guadagni: L'assessore alla
Casa della Regione Lombardia, Domenico Zambetti, è stato arrestato con la pesante
accusa di aver comprato un pacchetto di 4 mila preferenze per la sua elezione nelle
Regionali 2010 pagando 200 mila euro (50 euro per ogni voto) a due esponenti della
'ndrangheta. A suo carico vi sarebbero intercettazioni telefoniche che documentano
le fasi del pagamento. Le ipotesi di reato sono voto di scambio e concorso esterno
in associazione mafiosa. Le deleghe di Zambetti sono state revocate immediatamente
dal governatore Formigoni, del quale però chiede le dimissioni il sindaco di Milano
Pisapia. Per la Procura di Milano la 'ndrangheta avrebbe inquinato anche le elezioni
comunali milanesi del 2011. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini afferma che l'operazione
che ha portato in carcere l'assessore lombardo testimonia un "patto criminale tra
un rappresentante delle Istituzioni e un gruppo della criminalità organizzata mafiosa".
E per contiguità con la criminalità organizzata la notte scorsa il Consiglio dei ministri
ha deciso di scogliere il consiglio comunale di Reggio Calabria. Un provvedimento
definito ingiusto dal sindaco Arena. Lunedì prossimo si insedieranno con pieni poteri
i tre commissari che per 18 mesi guideranno il Comune. Dunque continuano le reazioni
allo scioglimento per mafia, ieri, del comune di Reggio. Per il presidente della Regione
Scopelliti, il commissariamento è la sconfitta della democrazia; dello stesso parere
il sindaco, Arena. Di tutt’altro avviso don Pino De Masi, vicario generale
della diocesi di Oppido Palmi, e referente territoriale dell’associazione anti-mafia
Libera. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:
R. - L’annuncio
di ieri è stata la cronaca di una morte annunciata. Il Consiglio comunale di Reggio
Calabria è stato sciolto, non per infiltrazioni mafiose, ma per contiguità con la
‘ndrangheta. Questa è una precisazione molto importante ed è anche un ulteriore macigno
sulla città, perché ‘contiguità’ significa: attiguità, prossimità, vicinanza, è qualcosa
che io cerco e che voglio. Mentre l’infiltrazione può anche essere subita, ipoteticamente,
senza accorgersene.
D. - È il modo di fare politica quindi che deve cambiare?
R.
- Ecco, il problema è qui. Lo scopo delle mafie in generale, e della ‘ndrangheta in
particolare, è raggiungere il cuore delle istituzioni usandole senza scrupoli, perché
loro non hanno solo fini di arricchimento economico, ma anche di presa e di redistribuzione
del potere. E allora, l’incontro tra politica e ‘ndrangheta è inevitabile. Se la politica
non è con la “P” maiuscola è chiaro che in questo incontro chi è vincitrice è sempre
la ‘ndrangheta. L’anello debole della Calabria e dei territori ad alta densità mafiosa
è sempre stata la politica, perché in situazioni come le nostre, la mafia, nel nostro
caso la ‘ndrangheta, ha sempre rappresentato il convitato di pietra di tutte le stagioni
politiche, e ha condizionato il rapporto tra le classi dirigenti calabresi con quelle
nazionali.
D. - Dopo Reggio toccherà anche ad altri comuni?
R. - Io
me lo auguro. Se avvenisse in un clima di rinascita, di purificazione o, come diceva
giustamente ieri il Ministro degli interni Cancellieri,“di prevenzione”, mi auguro
che questo avvenga anche altrove. Ecco perché dico che potrebbe essere stata una giornata
molto bella quella di ieri, anziché una giornata negativa, se significherà che d’ora
in poi la politica si distanzierà totalmente dalla ‘ndrangheta per unirsi invece alla
società solidale e lavorare per il bene comune.
D. - L’arresto dell’assessore
oggi a Milano può essere una risposta a chi continua a ripetere che le mafie sono
un problema del sud?
R. - Le mafie cercano di raggiungere dovunque il cuore
delle istituzioni. Per cui, ripeto, non mi meraviglio che le mafie facciano i loro
comodi, la cosa grave è che la politica si è messa al servizio delle mafie.
D.
- Ma come si è fatta politica finora in Calabria?
R. - Vorrei precisare una
cosa: la modalità di fare politica è simile a quella dei clan. Non è infatti l’omogeneità
ideologica a definire le appartenenze, bensì sono le alleanze, le spartizioni, il
collateralismo, che poi si riflettono negativamente nella gestione e nella dirigenza
dei più importanti enti pubblici. In Calabria, la carriera politica è subordinata
alla capacità di creare vincoli e dipendenze in ogni ambito e settore, e non certamente
alle competenze di buon governo. E il sistema elettorale attuale in un certo senso
favorisce questa situazione. Allora credo che se noi non tagliamo questo tronco, e
non lo tagliamo definitivamente, andremo avanti sempre così e non costruiremo mai
democrazia in Calabria.