Pakistan: 24.enne cristiana rapita, costretta a convertisti all’islam e sposare l’aguzzino
Sequestrata alle prime luci dell'alba, costretta a subire abusi sessuali, sposare
il giovane musulmano che l'aveva rapita con l'aiuto della famiglia e a convertirsi
all'islam. È la drammatica vicenda di Shumaila Bibi, 24enne operaia cristiana di Nishatabad,
sobborgo di Faisalabad (nel Punjab), impiegata in un'azienda tessile della zona. Il
fatto risale al 24 settembre e per giorni la ragazza ha vissuto con il suo aguzzino
giorni da incubo; il 5 ottobre, utilizzando uno stratagemma, è riuscita a fuggire.
Tuttavia, il sedicente "marito" ha denunciato la sua fuga e i suoi genitori - ribaltando
i fatti - per "sequestro di persona". E la polizia ha accolto la richiesta, aprendo
un fascicolo di inchiesta, asserendo che la ragazza si è convertita e sposata "di
sua spontanea volontà". Il futuro di Sumaila - riferisce l'agenzia AsiaNews - è appeso
a un filo e dipenderà dalle decisioni della giustizia pakistana, che in più di una
occasione ha mostrato di non tutelare i diritti e le ragioni delle minoranze religiose
nel Paese. Gli attivisti cattolici della Commissione nazionale di Giustizia e pace
della Chiesa cattolica pakistana (Ncjp) hanno assunto le difese di Mansha Masih, 68enne
padre della ragazza, che rischia ora il carcere per rapimento. Gli avvocati hanno
presentato una controdenuncia e ora sarà la giustizia, sebbene in più occasioni succube
della volontà della maggioranza islamica a dispetto del diritto e della legalità,
a decidere sulla vicenda. Il suo futuro è appeso a un filo e vi è il timore concreto
che venga restituita ai suoi aguzzini. Intervistata da AsiaNews, Shumaila conferma
di voler "vivere con i miei genitori e praticare la fede cristiana". Il giovane musulmano
l'ha aiutata a trovare un impiego e con questo "sotterfugio" si è introdotto in famiglia
e ha cercato di avvicinarla. "Ma io - precisa - ho rifiutato e l'ho più volte invitato
a desistere" dal suo proposito. "E per questo, mi ha rovinato la vita". Padre Nisar
Barkat, direttore diocesano di Ncjp a Faisalabad, conferma che "facciamo del nostro
meglio per fornire aiuto e assistenza alle vittime come Shumaila". Il sacerdote invoca
"l'intervento" della polizia per "assicurare la legalità e la libertà" delle comunità.
"Dobbiamo prestare attenzione - avverte - alla manipolazione della religione al cospetto
della giustizia; e lo Stato deve garantire la libertà di religione nel Paese". (R.P.)