Mons. Fisichella presenta l'Anno della Fede: si ritrovi freschezza e slancio evangelico
“La celebrazione di apertura dell’Anno della Fede sarà fortemente impregnata di segni
che evocano il Concilio Vaticano II”. Così mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio
Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, ha illustrato in Sala Stampa Vaticana la
celebrazione di domani mattina in Piazza San Pietro, che sarà presieduta da Benedetto
XVI. Il servizio di Benedetta Capelli:
Una celebrazione
nella quale si ritroverà la “grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel 20.mo
secolo”. Nella definizione del Concilio Vaticano II, coniata da Benedetto XVI nella
Lettera Apostolica Porta Fidei, è espresso l’importante momento che la Chiesa
universale si appresta a vivere. La Messa in occasione del 50.mo anniversario dell’apertura
del Concilio, sancisce l’inizio dell’Anno della Fede, “occasione propizia – ha detto
mons. Rino Fisichella – per ravvivare la fede dei credenti e animarli di uno spirito
di evangelizzazione sempre più convinto”:
"Esso permane anche come un Anno
dedicato allo studio e all’approfondimento dell’insegnamento conciliare, perché abbia
ad essere di sostegno nella formazione dei credenti – in particolare con la catechesi
- nella vita sacramentale della comunità cristiana e nella testimonianza di vita che
ognuno è chiamato a perseguire, perché la credibilità della fede non sia offuscata
da nulla, ma ritrovi la sua freschezza e la sua forza evangelizzatrice con un linguaggio
sempre più coerente ed efficace".
La Chiesa vuole ricordare il cinquantesimo
del Concilio attraverso segni che chiaramente richiamano il Vaticano II. Saranno infatti
letti brani delle quattro Costituzioni conciliari e sarà ripetuta la lunga processione
del 12 ottobre 1962:
"Vi parteciperanno tutti i Padri sinodali che in questi
giorni partecipano ai lavori sulla nuova evangelizzazione, tutti i presidenti delle
Conferenze episcopali del mondo e 14 Padri conciliari che, nonostante l’età, sono
riusciti a venire a Roma. Erano stati invitati 70 Padri conciliari che ancora sono
vivi, ma l’età avanzata o i problemi di salute hanno impedito di essere tra noi".
Altro
momento di richiamo alla celebrazione conciliare sarà l’utilizzo dello stesso leggio
e della stessa Sacra Scrittura usata 50 anni fa: allora, nelle sedute solenni nella
Basilica di San Pietro, il Vangelo veniva posto al centro dell’assise “per ricordare
a tutti di essere a servizio della Parola di Dio” che permane come il nucleo dell’azione
della Chiesa. Infine, come Paolo VI consegnò al termine del Vaticano II dei messaggi
al Popolo di Dio, Benedetto XVI farà lo stesso a conclusione della celebrazione eucaristica.
I
messaggi saranno dati ai governanti, agli uomini di scienza e pensiero come Fabiola
Giannotti, fisico di ricerca del Cern, responsabile dell’esperimento "Atlas", ovvero
la prima osservazione di una particella compatibile con il "bosone di Higgs". Agli
artisti come il compositore scozzese James MacMillan, allo scultore Arnaldo Pomodoro
e al regista Ermanno Olmi. Alle donne, come per esempio l’atleta paralimpica Annalisa
Minetti, o Jocelyne Khoueiry la fondatrice di un movimento di donne libanesi che hanno
a cuore l’educazione dei giovani. I messaggi ai lavoratori saranno consegnati a Luis
Alberto Urzúa Iribarren, uno degli operai cileni rimasti intrappolati per più di due
mesi nella miniera di San José, ma anche a Renato Caputol e Flor Ventura con i loro
quattro figli, lavoratori immigrati in Italia dalle Filippine 23 anni fa. Una crocerossina
e membri dell’Unitalsi riceveranno il messaggio del Papa per i poveri, gli ammalati
e i sofferenti. Benedetto XVI consegnerà il testo anche a Giuseppa Cassaniti Mastrojeni,
presidente nazionale dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada,
mamma di Valeria, morta in un incidente stradale a 17 anni. Infine, i messaggi saranno
consegnati ai giovani e ai catechisti, nel ventesimo anniversario del Catechismo della
Chiesa Cattolica.
Personalità conosciute e non – ha sottolineato l’arcivescovo
Fisichella – ma questa è la Chiesa:
"Passano gli anni, ma la forza del Vaticano
II permane con la sua carica di desiderio perché al mondo intero possa giungere il
Vangelo di Cristo. Lo facciamo con l’intento di offrire ai cristiani un motivo ulteriore
per sentirsi parte di una Chiesa che non conosce confini e che ogni giorno rinnova
la sua fede nel Signore con un impegno di vita paradossale per lo stile che siamo
chiamati ad assumere".
Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, mons.
Rino Fisichella ha anche ricordato che l’Anno della Fede è stato pensato come un anno
particolare, di fronte alla "crisi gravissima della fede" ma che il suo cammino è
iniziato già molto tempo fa:
"La Nuova Evangelizzazione è uno dei frutti
del Concilio Vaticano II. Ho parlato intenzionalmente di questo, perché il Vaticano
II voleva parlare di Dio all’uomo di oggi. Questa era la cosa più importante. Quindi,
in questo parlare di Dio, già si metteva in atto un progetto pastorale per la vita
della Chiesa. Adesso c’è bisogno che questo progetto sia maggiormente unitario. Il
dicastero che il Papa ha voluto è nient’altro che lo strumento perché nella Chiesa
possa esprimersi concretamente, anche dopo il Sinodo, un progetto pastorale di Nuova
Evangelizzazione che mostri l’unità più che le singole esperienze particolari".
Una
maniera nuova quindi di vivere “la vita ordinaria della Chiesa in modo straordinario”,
ma attenzione agli errori del passato:
"Penso che in alcuni momenti ci siano
delle sovrastrutture che possono soffocare l’azione evangelizzatrice della Chiesa.
E quindi, ritengo che in alcuni momenti, abbiamo burocratizzato troppo la vita ecclesiale
e anche gli stessi Sacramenti, la vita sacramentale. Da questo punto di vista, abbiamo
bisogno di ritornare a essere delle comunità che annunciano l’incontro vivo con il
Signore, e che siano anche capaci di esprimere la gioia di questo incontro. Se rimaniamo
rinchiusi in noi stessi, autosufficienti di ciò che siamo, la nuova evangelizzazione
non può partire. Così, si soffoca il movimento della Nuova Evangelizzazione".
Al
termine della conferenza stampa, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico
Lombardi, ha annunciato che a partire da domani, all’udienza generale del Papa, ci
sarà anche uno speaker arabo che riassumerà i contenuti principali della catechesi
di Benedetto XVI e tradurrà i suoi saluti. “Una scelta – ha concluso padre Lombardi
– in continuità con il viaggio dello scorso settembre in Libano”.