Istat-Caritas: oltre 47 mila i senza dimora in Italia, urgono azioni concrete
In Italia, sono oltre 47 mila le persone senza dimora, che vivono in povertà estrema
e che - tra novembre-dicembre 2011 - hanno utilizzato almeno un servizio di mensa
o di accoglienza notturna in 158 Comuni. Lo rileva il report “Le persone senza dimora”,
presentato ieri a Roma dall'Istat, in collaborazione con la Caritas, il Ministero
del lavoro e la Federazione italiana degli Organismi per le persone senza fissa dimora.
Il profilo socio-demografico che ne emerge è dettagliato e fornisce alla politica
dati ineludibili per politiche mirate. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Gli homeless
– così si chiamano i poveri senza casa - sono lo 0,2 per cento della popolazione residente:
la maggioranza sono uomini, stranieri – rumeni in primis - con meno di 45 anni e,
nei due terzi, con licenza media inferiore. Per lo più, sono persone che vivono sole,
nel Nord Italia: la stima più elevata a Milano, seguita da Roma e Palermo. Oltre un
quarto lavora saltuariamente. Ma c’è una grande segmentazione, almeno così la definisce
Linda Laura Sabbadini dell’Istat:
“Gli italiani, per esempio, vivono
più a lungo la condizione di homeless e gli stranieri di meno. Gli italiani hanno
una età più avanzata mentre gli stranieri sono molto giovani. Gli stranieri, nella
maggioranza dei casi, sono arrivati in Italia ed erano già homeless, nel caso degli
italiani si sono spostati di comune, si sono spostati addirittura di provincia e quindi
non hanno più alcun legame con la propria comunità. Questo elemento della permanenza
nello stato di senza dimora è molto grave, perché abbiamo 2,5 anni di durata media:
in particolare per gli italiani, la situazione si cronicizza. Quindi, o si fanno delle
politiche adeguate, oppure difficilmente soltanto il volontario potrà ò essere in
grado di risolvere la situazione”.
La perdita di un lavoro - nel 61,9%
dei casi, a causa del fallimento o del licenziamento - e la separazione da coniuge
e/o figli – nel 59,5% dei casi - sono gli eventi più critici, e spesso sommati tra
loro, nel percorso di progressiva auto-emarginazione, sostituiti nel 53% dei casi
dal sostegno di amici o associazioni e dal ricorso delle persone senza dimora a mense
e dormitori in 9 casi su 10. Dunque, il fenomeno ha un quadro variegato, diverse concause,
si può prevedere e soprattutto affrontare anche con esito positivo. I dati raccolti
ribaltano molti pregiudizi: i senza dimora non sono pochi, non sono barboni, non sono
pigri o svogliati. Ciò che manca sono le opportunità di lavoro, non la capacità. Manca
loro un'educazione adeguata, una socializzazione familiare equilibrata, diritti fondamentali
e accesso ai servizi di base. La realtà è dunque un’altra, come spiega Paolo Pezzana,
delle Federazione italiana Organismi per le persone senza dimora:
“Io credo
addirittura che lo stereotipo classico non esista. Chi si ritrova per strada, ci si
ritrova per una molteplicità di condizioni e per una serie di storie, che sono le
più diverse. E’ un rischio di cui occorre essere consapevoli, perché davvero può toccare
tutti”.
Conoscere i numeri, oggi, con questo Rapporto, significa rimuovere
anche una serie di alibi a livello istituzionale e soprattutto permettere un adeguato
contrasto al fenomeno. La Caritas chiede anzitutto attenzione alle persone, la Federazione
si rivolge allo Stato per scelte precise. Ancora Paolo Pezzana:
“Anzitutto,
un reddito minimo contro la povertà assoluta e l’Italia è uno dei Paesi, dei pochissimi
Paesi europei, a non averlo. Inoltre, le politiche per l’alloggio e anche un’attenzione
diffusa a ogni singolo cittadino: non possiamo innalzare muri tra noi e loro, ma dobbiamo
lavorare insieme per l’inclusione”.