Sudafrica: per il vescovo di Rustenburg si rischia una guerra tra minatori
“La situazione è esplosiva. C’è il rischio di un conflitto tra i 12.000 minatori licenziati
e le altre decine di migliaia di minatori che hanno deciso di continuare a recarsi
al lavoro” dice all’agenzia Fides mons. Kevin Dowling, vescovo di Rustenburg, dove
la società Amplats, leader mondiale dell’estrazione del platino, ha annunciato il
5 ottobre il licenziamento di 12.000 dei suoi 28.000 minatori, in sciopero selvaggio
dal 12 settembre. Chi non si è presentato al consiglio di disciplina, convocato dalla
società, è stato immediatamente licenziato. I lavoratori chiedono un forte aumento
salariale simile a quello ottenuto, dopo giorni di scioperi e violenze, dai minatori
delle miniere della società Lomnin di Marikana. Lo sciopero è caratterizzato da violenze,
scontri con la polizia, minacce e intimidazioni nei confronti di chi intende recarsi
al lavoro. “A cause delle violentissime proteste di queste settimane, a Rustenburg
siamo stati costretti a chiudere il Centro sanitario cattolico che opera nel vicino
‘shack settlement’ (baraccopoli), gestito da una suora che si prende cura delle persone
più indigenti. Questa clinica infatti si trova nei pressi della miniera di Amplats
dove le proteste si sono fatte molte violente” dice a Fides mons. Dowling. A Rustenburg,
il 4 ottobre un minatore è stato ucciso durante gli scontri con la polizia, mentre
il 5 ottobre a Marikana, un sindacalista della miniera Western Platinium è stato ucciso
in casa sua. “A Marikana la situazione avrebbe dovuto essere più calma, invece c’è
stato questo omicidio” dice mons. Dowling. “Le proteste sono ora concentrate a Rustenberg.
Non si sa perché il sindacalista sia stato ucciso, forse è in atto uno scontro con
un altro sindacato, ma sono solo ipotesi, perché le indagini sono ancora in corso”
conclude il vescovo. (R.P.)